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2025.05.27 copertina podcast Leone dixit

Ep. 18 - La forza mite dell'accoglienza

Come ci dice Gesù nel Vangelo, si tratta di una forza mite: la fede non si impone con i mezzi della potenza e in modi straordinari; ne basta quanto un granello di senape per fare cose impensabili, perché reca in sé la forza dell’amore di Dio che apre vie di salvezza. È una salvezza che si realizza quando ci impegniamo in prima persona e ci prendiamo cura, con la compassione del Vangelo, della sofferenza del prossimo; è una salvezza che si fa strada, silenziosa e apparentemente inefficace, nei gesti e nelle parole quotidiane, che diventano proprio come il piccolo seme di cui ci parla Gesù; è una salvezza che lentamente cresce quando ci facciamo “servi inutili”, cioè quando ci mettiamo al servizio del Vangelo e dei fratelli senza cercare i nostri interessi, ma solo per portare nel mondo l’amore del Signore. Papa Leone XIV, Giubileo del Mondo Missionario e dei Migranti, Omelia della Messa, domenica 5 ottobre

Nell’omelia della Messa per il Giubileo del Mondo Missionario e dei Migranti, domenica 5 ottobre, Papa Leone ha parlato della “forza mite” della fede e dei “servi inutili” che aiutano ad irradiarla per pura gratuità, servendo gli altri e i più bisognosi, mossi soltanto dall’amore e riconoscendo nel volto dell’altro quello di Gesù che ci viene incontro. Una consapevolezza, quella espressa dal Papa, lontana mille miglia da ogni desiderio di conquista, da qualsiasi marketing religioso, da qualsiasi collateralismo con il potere. È il cuore della testimonianza evangelica!

Se per lungo tempo alla missione abbiamo associato il “partire”, l’andare verso terre lontane che non avevano conosciuto il Vangelo o versavano in situazioni di povertà, oggi le frontiere della missione non sono più quelle geografiche, perché la povertà, la sofferenza e il desiderio di una speranza più grande, sono loro a venire verso di noi. Ce lo testimonia la storia di tanti nostri fratelli migranti, il dramma della loro fuga dalla violenza, la sofferenza che li accompagna, la paura di non farcela, il rischio di pericolose traversate lungo le coste del mare, il loro grido di dolore e di disperazione: fratelli e sorelle, quelle barche che sperano di avvistare un porto sicuro in cui fermarsi e quegli occhi carichi di angoscia e speranza che cercano una terra ferma in cui approdare, non possono e non devono trovare la freddezza dell’indifferenza o lo stigma della discriminazione! Non si tratta tanto di “partire”, quanto invece di “restare” per annunciare il Cristo attraverso l’accoglienza, la compassione e la solidarietà. Papa Leone XIV, Giubileo del Mondo Missionario e dei Migranti, Omelia della Messa, domenica 5 ottobre

Nell’omelia di domenica 5 ottobre, Papa Leone ci insegna che essere missionari oggi significa accogliere, spalancare le braccia a migranti e rifugiati e testimoniare così loro l’amore di Gesù, che da bambino è stato migrante, sfollato e rifugiato, e ha avuto salva la vita perché un Paese che non era il suo l’ha accolto. Già Pio XII nel 1952 ci ricordava «la Famiglia di Nazaret in esilio, Gesù, Maria e Giuseppe emigranti in Egitto […] sono il modello, l’esempio ed il sostegno di tutti gli emigranti e pellegrini di ogni età e di ogni Paese, di tutti i profughi di qualsiasi condizione che, incalzati dalla persecuzione o dal bisogno, si vedono costretti ad abbandonare la patria, i cari parenti, […] e a recarsi in terra straniera».

Andrea Tornielli

07 ottobre 2025