Ep. 9 - L'America in famiglia

Solo l’11 per cento degli statunitensi mette la famiglia al primo posto tra i propri valori. Questo dato, diffuso recentemente dal The Wall Street Journal, è interessante perché sembra ribaltare l’immaginario comune secondo cui gli americani trovano la massima espressione del loro vivere nella comunità, nello stare insieme e, più precisamente, nella famiglia. In effetti, siamo sempre stati sempre abituati a identificare gli statunitensi nei grandi agglomerati familiari: i Robinson, i Simpson, i Kyle di Tutto in famiglia, gli Ingalls della Casa nella Prateria. Oggi questa centralità sembra averla non la famiglia, non la comunità, bensì l’individuo. Specie nei giovani, benessere personale e ricchezza vengono prima della famiglia. Sempre secondo lo stesso sondaggio, meno della metà degli americani (il 48 per cento) inserisce tra i primi cinque valori la famiglia, il 35 per cento la colloca nella fascia centrale e il 17 per cento tra gli ultimi cinque posti.

La tendenza generale sembra essere quella individuata da vari esperti ormai da tempo: l’assenza di fiducia reciproca. Quindi, la difficoltà di vivere insieme, di stare insieme, di trovare spazi comuni in cui incontrarsi, di dialogare e di accettare che l’altro possa avere un’idea diversa. Fattori antropologici che trovano la loro massima espressione nella solitudine, nella violenza - specie in un Paese come gli Usa dove detenere un’arma è sempre più facile - e nella polarizzazione politica. Ne abbiamo parlato in questa puntata con William Bradford Wilcox, professore di Sociologia presso la University of Virginia e direttore del National Marriage Project; Amber Lapp, ricercatrice presso l'Institute for Family Studies e collaboratrice del think tank American Compass; Federico Petroni, analista geopolitico per la rivista Limes, esperto di Stati Uniti.

La collaborazione tecnica è di Alberto Giovannetti.