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2021.03.02 suor Ann Myanmar

Ep. 11 - Sotto il cielo birmano

Dal 2021 in Myanmar sono morti oltre 4.000 civili e ci sono 3 milioni di sfollati interni. A fare le spese di questa guerra dimenticata da tutti sono anche gli istituti religiosi: oltre 200 tra monasteri, chiese e moschee sono stati attaccati nel silenzio del mondo

Il Myanmar è immerso in uno dei conflitti più sanguinosi al mondo: oltre 4.000 civili uccisi e quasi 3 milioni di sfollati interni, secondo l’Onu. Ma la guerra porta con sé altri problemi. La coltivazione dell’oppio, che è tornata a livelli mai registrati dal 2015, e le scam cities: città-fortezza lungo il confine con la Thailandia, dove migliaia di persone spariscono, vengono detenute o costrette a lavorare nei call center del cybercrime. Il risultato è che il Myanmar è sì un Paese in guerra, ma è anche uno snodo centrale della criminalità.

A fare le spese di questa situazione sono soprattutto le infrastrutture: dal 2021, più di 400 strutture sanitarie e oltre 240 scuole sono state attaccate. Giovedì l’esercito birmano ha attaccato l’ospedale di Mrauk U, nello Stato di Rajine: 33 morti e oltre 50 feriti. Da una simile sorte non vengono risparmiati neppure gli istituti religiosi. Secondo i dati raccolti da organizzazioni civili attive nel Paese — Independent Investigative Mechanism for Myanmar, Centre for Information Resilience e Myanmar Witness —, oltre 200 tra monasteri buddhisti, moschee, chiese e altri siti sacri sono stati danneggiati, saccheggiati o rasi al suolo negli ultimi quattro anni. Perché? Come mai non sono tutelati? Come sta proseguendo la guerra in Myanmar, nel silenzio del mondo? Ne parliamo con Paolo Affatato, giornalista per l’Agenzia Fides, l’organo di informazione delle Pontificie Opere Missionarie. Per concludere, abbiamo raccolto la preziosa testimonianza di suor Naw Elsi, delle Ancelle Missionarie del Santissimo Sacramento.

11 dicembre 2025