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2024.02.13 Papale Papale CARNE

Ep. 146 - Papale papale -"Carne"

Giovanni Paolo II, udienza generale 17 dicembre 1980

La "carne", nel linguaggio delle lettere di San Paolo, indica non soltanto l’uomo "esteriore", ma anche l’uomo "interiormente" assoggettato al "mondo", in certo senso chiuso nell’ambito di quei valori che appartengono solo al mondo e di quei fini che esso è capace di imporre all’uomo: valori, pertanto, ai quali l’uomo in quanto "carne" è appunto sensibile. Così il linguaggio di Paolo sembra allacciarsi ai contenuti essenziali di Giovanni, ed il linguaggio di entrambi denota ciò che viene definito da vari termini dell’etica e dell’antropologia contemporanee, come ad esempio: "Autarchia umanistica", "secolarismo" o anche, con significato generale, "sensualismo". L’uomo che vive "secondo la carne" è l’uomo disposto soltanto a ciò che viene "dal mondo": è l’uomo dei "sensi", l’uomo della triplice concupiscenza.

Pio XII, radiomessaggio per la fine della guerra in Europa 9 maggio 1945

La guerra ha suscitato dappertutto discordia, diffidenza ed odio. Se dunque il mondo vuol ricuperare la pace, occorre che spariscano la menzogna e il rancore e in luogo loro dominino sovrane la verità e la carità. Innanzi tutto pertanto supplichiamo istantemente nelle nostre preghiere quotidiane il Dio d'amore di adempire la sua promessa fatta per bocca del profeta Ezechiele:.«Io darò loro un cuore unanime, un nuovo spirito infonderò nel loro interno, e strapperò dalle loro viscere il cuore di sasso e vi sostituirò un cuore di carne, affinché camminino sulla via dei miei precetti e osservino i miei giudizi e li mettano in pratica, ed essi siano il mio popolo e io sia il loro Dio» (Ez 11,19-20).

Benedetto XVI, udienza generale 9 gennaio 2013

“Il Verbo si fece carne” (Gv 1,14). Qui la parola “carne”, secondo l'uso ebraico, indica l’uomo nella sua integralità, tutto l'uomo, ma proprio sotto l’aspetto della sua caducità e temporalità, della sua povertà e contingenza. Questo per dirci che la salvezza portata dal Dio fattosi carne in Gesù di Nazaret tocca l’uomo nella sua realtà concreta e in qualunque situazione si trovi. Dio ha assunto la condizione umana per sanarla da tutto ciò che la separa da Lui, per permetterci di chiamarlo, nel suo Figlio Unigenito, con il nome di “Abbà, Padre” ed essere veramente figli di Dio. Sant’Ireneo afferma: «Questo è il motivo per cui il Verbo si è fatto uomo, e il Figlio di Dio, Figlio dell’uomo: perché l’uomo, entrando in comunione con il Verbo e ricevendo così la filiazione divina, diventasse figlio di Dio». “Il Verbo si fece carne” è una di quelle verità a cui ci siamo così abituati che quasi non ci colpisce più la grandezza dell’evento che essa esprime.

Francesco, Angelus 2 gennaio 2022

Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,14). Queste parole, se ci pensiamo, contengono un paradosso. Mettono insieme due realtà opposte: il Verbo e la carne. “Verbo” indica che Gesù è la Parola eterna del Padre, Parola infinita, che esiste da sempre, prima di tutte le cose create; “carne” indica invece proprio la nostra realtà, realtà creata, fragile, limitata, mortale. Prima di Gesù erano due mondi separati: il Cielo opposto alla terra, l’infinito opposto al finito, lo spirito opposto alla materia. E c’è un’altra opposizione nel Prologo del Vangelo di Giovanni, un altro binomio: luce e tenebre (cfr v. 5). Gesù è la luce di Dio entrata nelle tenebre del mondo. Luce e tenebre. Dio è luce: in Lui non c’è opacità; in noi, invece, ci sono molte oscurità. Ora, con Gesù, si incontrano Luce e tenebre: santità e colpa, grazia e peccato. Gesù, l’incarnazione di Gesù è proprio il luogo dell’incontro, dell’incontro tra Dio e gli uomini, l’incontro tra la grazia e il peccato.

15 aprile 2024