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2025.12.10   Copertina podcast Raggi di verità

Ep. 4 - Stima e dialogo: la Chiesa e l'Islam

"Nostra aetate, 60 anni fa, ha portato speranza al mondo del Secondo Dopoguerra. Oggi siamo chiamati a rifondare quella speranza nel nostro mondo devastato dalla guerra e nel nostro ambiente naturale degradato. Collaboriamo, perché se siamo uniti tutto è possibile".  Papa Leone XIV (Udienza generale, 29 ottobre 2025)

Il podcast "Raggi di verità – 60 anni dalla Nostra aetate" dedica questo episodio al dialogo tra Chiesa cattolica e Islam, una delle relazioni fondamentali promosse dal documento conciliare del 1965. Il tema generale della serie – la riscoperta dei “raggi di verità” presenti nelle altre religioni e il cammino del dialogo interreligioso – viene qui declinato alla luce del paragrafo 3 di Nostra aetate, che afferma la stima della Chiesa per i musulmani e invita a «dimenticare il passato» per costruire una «mutua comprensione» a servizio di pace e libertà.

A guidare la riflessione sono Elena Dini, esperta di dialogo interreligioso e già direttrice del John Paul II Center for Interreligious Dialogue, padre Norbert Hofmann, segretario della Commissione vaticana per i Rapporti Religiosi con l’Ebraismo, Nadjia Kebour, professoressa di studi islamici, e rav Riccardo Di Segni, rabbino capo della Comunità ebraica di Roma.

Padre Hofmann ricostruisce i principali passi compiuti dalla Chiesa nel dialogo interreligioso dopo il Concilio, ricordando la fondazione nel 1974 della Commissione per i rapporti religiosi con l’ebraismo e sottolineando che i documenti successivi hanno invitato a «parlare con grande stima sull’ebraismo e di eliminare ogni disprezzo riguardo a questa religione». Un percorso che ha coinvolto anche il dialogo con l’Islam, attraverso «i viaggi dei Papi e le visite nelle moschee», testi condivisi e gesti simbolici.

La professoressa Kebour individua le sfide più urgenti nel dialogo islamo-cristiano, a partire dalla manipolazione della religione: «Quando la fede viene usata per giustificare violenza, esclusione o potere politico, allora il terreno diventa fragile per tutti». Per contrastare fanatismo ed estremismo, indica tre strade comuni: «una condanna condivisa e chiara di ogni forma di violenza in nome di Dio», l’educazione delle giovani generazioni e «spazi di collaborazione concreta sul piano sociale, culturale, umanitario».

Riflettendo sulle migrazioni, Kebour sottolinea che la convivenza quotidiana può diventare «una grande opportunità per il dialogo», perché permette di conoscersi «attraverso le persone reali» e non tramite stereotipi, chiedendo però responsabilità sia alle comunità musulmane sia alle società europee.

Sul dialogo “a tre” tra ebrei, cristiani e musulmani, rav Di Segni osserva che «lavorare a tre non esclude il lavoro a due ma è una necessità decisamente», soprattutto per una testimonianza comune sui grandi temi del nostro tempo. Elena Dini avverte però dei rischi di un dialogo selettivo: «Trovo estremamente rischioso che ci siano dei circoli dove ci sia una totale apertura ad uno dei due dialoghi e dall’altra parte una chiusura o disinteresse rispetto alla terza comunità religiosa».

L’episodio si chiude richiamando le parole di Papa Leone XIV come sintesi del cammino compiuto: «È un compito sacro per tutta l’umanità mantenere viva la speranza, mantenere vivo il dialogo e mantenere vivo l’amore nel cuore del mondo», indicando nel dialogo paziente e nella collaborazione concreta la via per custodire la speranza oggi.

18 dicembre 2025