Sinodo: la testimonianza di giovani santi e martiri nostri tempi
Paolo Ondarza – Città del Vaticano
La santità non è solo un ideale. Sono tante infatti le testimonianze di giovani offerte anche ai nostri giorni. I Padri intervenuti durante la 13.ma Congregazione hanno offerto i toccanti esempi di quei giovani che si trovano a vivere in zone del mondo in cui i cristiani sono una minoranza, spesso perseguitata. Il pensiero è andato prima al Medio Oriente dove sono tante le persone uccise per la fede in Gesù Cristo, poi ai dalit in India, ultimi della società, persone senza diritti che tuttavia pur di custodire la fede, loro unica ricchezza, sono disposti ad andare incontro al martirio.
La testimonianza cristiana suscita nuove conversioni
Dalla testimonianza di questi santi dei nostri giorni – è stato notato – scaturiscono nuove conversioni. Ogni giovane – ribadisce il Sinodo – anela alla santità ed è esigente: ha bisogno di testimoni autentici, punti di riferimento a cui ispirarsi, desidera incontrare pastori che vivano lo spirito delle beatitudini, che preghino, meditino e non siano semplici impiegati o funzionari di un’istituzione. Serve quindi una conversione pastorale. I giovani non vogliono solo belle parole e sono offesi dallo scandalo degli abusi. I vescovi esortano i pastori alla trasparenza e a dire con gioia che celibato e castità sono opzioni possibili con la grazia di Dio.
Chiesa nel mondo, non del mondo: indichi verità con misericordia
Nel mondo, senza essere del mondo: la Chiesa sia meno discorsiva e più accogliente dedicando ai giovani tempo e risorse. Verità e misericordia – sottolineano con forza i Padri Sinodali - sono inscindibili e hanno il loro centro in Cristo: è decisiva in tal senso la figura di un buon direttore spirituale che pur condannando il peccato, accompagni amorevolmente: “Dio – è stata la riflessione - ci prende come siamo, ma non ci lascia come siamo”, trasformandoci in uomini e donne nuove. La Chiesa – aggiungono i presuli - è come una zattera chiamata a raggiungere i giovani nel mare in cui sperimentano le loro fatiche. Cristo è l’ancora che non fa naufragare.
La Chiesa non rinunci a parlare dalla croce
I vescovi denunciano l’odierna cultura materialista ed edonista che cerca di scacciare Dio dal cuore dell’uomo proponendo falsi idoli come denaro, dipendenze, piaceri effimeri e rifiutando ideali e valori cristiani come la famiglia. Sono sfide di fronte alle quali – raccomandano i Padri Sinodali – la Chiesa non deve rinunciare ad indicare la forza di Cristo Risorto e dell’annuncio del kerigma. La croce non spaventa i giovani che, anzi desiderano un annuncio del Vangelo chiaro e non vago. La chiamata di Gesù Crocifisso– dice il Sinodo - deve risuonare forte, non debole o anemica. Per avere una Chiesa ringiovanita sarà utile incoraggiare i giovani a pregare il Rosario e a partecipare ai sacramenti della Confessione e dell’Eucarestia.
Il dramma della disoccupazione e dell’emigrazione
All’attenzione dell’Aula è stato posto anche il dramma della disoccupazione. La Chiesa sia una famiglia, sollecita nell’aiutare i giovani senza un lavoro: un esempio virtuoso portato all’attenzione dei Padri Sinodali è il sostegno ecclesiale a progetti di microcredito, nella convinzione che il lavoro aiuti a dare senso alla vita e che investire nei giovani significhi preparare meglio l’avvenire della società. Ecco perché i pastori devono sollecitare le istituzioni ad una maggiore attenzione nei confronti delle nuove generazioni, soprattutto di chi è costretto ad emigrare abbandonando famiglia e radici. Doveroso – ammoniscono i vescovi - rendere i giovani protagonisti dello sviluppo umano integrale della società: in varie parti del mondo infatti essi danno prova di responsabilità nei confronti degli ultimi e dell’ambiente.
La Chiesa non rinunci ad un’educazione cristiana
Il Sinodo chiede inoltre alla Chiesa di non rinunciare al diritto di educare i giovani nelle scuole e nelle università: luoghi di apertura, dialogo, formazione delle coscienze e rafforzamento dei valori morali. La raccomandazione è quella di “salvare” le scuole che già esistono prima ancora di crearne di nuove. No al proselitismo, ma i programmi scolastici di ispirazione cattolica siano rafforzati perché – spiegano i Padri Sinodali - “non si accende una lampada per metterla sotto il moggio”. Inoltre i presuli chiedono di non dimenticare le tante famiglie povere e svantaggiate che per motivi economici non possono offrire ai figli una buona educazione.
Le testimonianze degli uditori
In chiusura di Congregazione hanno preso la parola alcuni uditori. Tra loro c’è chi ha condiviso con l’aula l’esperienza di conversione maturata all’interno dei nuovi movimenti ecclesiali. Altri hanno evidenziato l’esigenza di conferire una maggiore responsabilità ecclesiale alle nuove generazioni, alle donne e alle famiglie. Tra le proposte emerse c’è l’idea di dar vita a forme di residenzialità comunitaria formate da giovani impegnati in una regola di vita comune e dediti a iniziative di evangelizzazione. Da segnalare anche l’appello a rinnovare il modello formativo dei seminari in una chiave meno contenutistica- teorica e più esperienziale, vicina cioè alla realtà giovanile.
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