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Una celebrazione della festa del Veask in Indonesia Una celebrazione della festa del Veask in Indonesia

Festa del Vesak: cristiani e buddisti insieme per promuovere la pace

Il messaggio del Dicastero per il Dialogo Interreligioso in occasione della festa che commemora la nascita, l’illuminazione e la dipartita del Buddha, pone l’accento sulla comune responsabilità di promuovere la riconciliazione e la resilienza

Roberta Barbi - Città del Vaticano

Sono la pace, la riconciliazione e la resilienza, valori profondamente radicati in entrambe le tradizioni religiose - quella cristiana e quella buddista - gli strumenti fondamentali per costruire un mondo senza conflitti, individuati dal Dicastero per il Dialogo Interreligioso e posti al centro del messaggio inviato in occasione della festa del Vesak 2024.

Riconciliazione e resilienza contro la cultura della violenza

L’unione di questi valori fondamentali consente di “formare una potente sinergia che guarisce le ferite del passato, forgia legami forti e permette di affrontare le sfide della vita con forza e ottimismo”, si legge nel messaggio firmato dai vertici del dicastero vaticano - il cardinale prefetto Miguel Ángel Cardinal Ayuso Guixot e il segretario monsignor Indunil J. Kodithuwakku K. - in cui viene sottolineato anche come i benefici di riconciliazione e resilienza siano testimoniati dai “nobili insegnamenti delle nostre rispettive tradizioni e le vite esemplari vissute da coloro che veneriamo”. Nella ricerca del perdono e della guarigione delle relazioni interrotte, chi si era allontanato si riconcilia e si ristabilisce l’armonia mentre la resilienza, oltre a consentire di riprendersi dalle avversità, “promuove il coraggio e la speranza in un futuro più luminoso perché trasforma sia le vittime sia i colpevoli”.

Gli ostacoli alla crescita della pace

“La continua escalation dei conflitti in tutto il mondo - si legge ancora nel messaggio - richiede una rinnovata attenzione alla questione critica della pace e una riflessione più profonda sul nostro ruolo nel superare gli ostacoli che si frappongono alla sua crescita”. A conferma di questo viene citato il discorso di Paolo VI che il 4 ottobre 1965 davanti alle Nazioni Unite gridava l’appello: “Mai più la guerra, mai più la guerra! È la pace, la pace, che deve guidare il destino delle nazioni di tutta l’umanità!”. Se non si affrontano in maniera adeguata le cause profonde dei conflitti e della violenza, infatti, una pace duratura è un’illusione: “Perché non ci possono essere pace e riconciliazione senza equità e giustizia nella vita politica, economica e culturale”, si legge.

L’importanza del perdono

In chiusura, il messaggio richiama tutti noi a “riscoprire e fare tesoro di questi valori presenti nelle nostre rispettive tradizioni, a far conoscere meglio le figure spirituali che li hanno incarnati e a camminare insieme per la pace”, ricordando ancora una volta come riconciliazione e resilienza permettano di perdonare e chiedere perdono, di amare e di stare in pace con noi stessi e con gli altri, compresi coloro che ci hanno fatto del male. In proposito si richiama la saggezza del Buddha, secondo cui “in questo mondo l’odio non si placa mai con l’odio, ma con l’amorevolezza”, e le parole di San Paolo che, riprendendo l’appello di Gesù a un perdono senza limiti, esortava i cristiani ad abbracciare il ministero della riconciliazione. Anche Papa Francesco, nell’Enciclica Fratelli tutti, ci assicura che “la riconciliazione riparatrice ci farà risorgere e farà perdere la paura a noi stessi e agli altri”.

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06 maggio 2024, 12:05