Il cardinale George Jacob Koovakad Il cardinale George Jacob Koovakad

Koovakad: il dialogo come un pellegrinaggio per costruire ponti

Il cardinale prefetto del Dicastero per il dialogo interreligioso è intervenuto sabato scorso a una speciale celebrazione dell’Anno giubilare 2025 organizzata dall’arcidiocesi di Bombay: "Le religioni hanno un ruolo importante da svolgere nel costruire ponti tra persone di fedi, culture e patrimoni diversi"

Giovanni Zavatta - Città del Vaticano

Il cammino del dialogo, non solo interreligioso, è come un pellegrinaggio, come un thirth-yatra indiano. Lo compiamo «indipendentemente dalla tradizione religiosa a cui apparteniamo» e include «dinamiche e intenzioni spirituali simili». Si cerca la purificazione interiore, l’incontro con Dio: «Durante il pellegrinaggio c’è il desiderio di condividere le proprie profonde esperienze di fede e, in questa condivisione reciproca, si scopre un’appartenenza che genera consolazione, coraggio e motivazione per andare avanti nella vita con una rinnovata speranza». Ha usato questo parallelismo il cardinale prefetto del Dicastero per il dialogo interreligioso, George Jacob Koovakad, il quale - intervenendo sabato scorso alla celebrazione interreligiosa dell’Anno giubilare 2025 intitolata Pilgrims of Hope. Religions Journeying for Peace organizzata dall’arcidiocesi di Bombay - ha sottolineato l’importanza dell’incontro, della condivisione, del camminare insieme come basi per lo sviluppo di un maturo dialogo.

Ricordando la Nostra aetate

È stata l’occasione, anche, per ricordare i sessant’anni (il 28 ottobre) della dichiarazione conciliare Nostra aetate sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane, che «ha gettato le basi per la fioritura del dialogo [...] tra persone di diverse religioni in tutto il mondo», i cui principi «ci hanno unito e permesso di lavorare in uno spirito di fraternità, amicizia, unità e solidarietà per il bene dell’umanità». Il porporato indiano, tornando sul tema del pellegrinaggio, ha citato quello — prima visita di un pontefice in India — effettuato nel dicembre 1964 da Paolo VI proprio a Bombay (Mumbai) durante il quale affermò che siamo tutti «pellegrini che si mettono in cammino per trovare Dio [...] nei cuori umani. L’uomo deve incontrare l’uomo [...] come fratelli e sorelle, come figli di Dio. In questa reciproca comprensione e amicizia, in questa sacra comunione, dobbiamo anche iniziare a lavorare insieme per costruire il futuro comune del genere umano».

Costruire ponti tra le fedi

Koovakad, riprendendo il tema dell’incontro interreligioso a Mumbai, ha osservato che le religioni «ci insegnano a mostrare amore, compassione, perdono e misericordia gli uni verso gli altri. E Papa Leone XIV ha ribadito che “la religione, nel suo nucleo più autentico, non è fonte di conflitto ma sorgente di guarigione e riconciliazione”. Con le loro risorse spirituali e morali, a cui si riferisce Nostra aetate, le religioni hanno un ruolo importante da svolgere nel costruire ponti tra persone di fedi, culture e patrimoni diversi. In particolare sono chiamate a piantare semi di speranza [...],  a promuovere la pace attraverso la giustizia, la fraternità, il disarmo e la cura del creato. Il dialogo e la cooperazione interreligiosi svolgono un ruolo unico nel costruire fraternità e amicizia sociale tra i popoli, nel promuovere un’azione comune per l’armonia e nel rafforzare l’impegno delle persone per la causa della pace», ha detto il cardinale prefetto.

Farsi pellegrini di speranza

Di tutto questo c’è urgente bisogno nel contesto globale odierno dove «si avverte un crescente senso di cinismo e rassegnazione nel costruire un futuro comune per l’umanità, un senso di disfattismo dovuto alle comuni incertezze derivanti da una diffusa intolleranza, discriminazione, indifferenza, ingiustizia, corruzione, nepotismo, disoccupazione e violenza perpetrate, a volte, anche in nome di Dio e della religione». L’incontro organizzato a Mumbai, ha concluso Koovakad, «ci esorta a diventare, come ci ha chiamato Papa Francesco, “pellegrini di speranza”, per portarla a coloro che l’hanno persa, specialmente ai poveri, ai sofferenti, agli emarginati, ai discriminati, ai perseguitati e ai più vulnerabili della società».  

 

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06 ottobre 2025, 13:20