Giubileo, i giovani scrivono a Leone XIV: la scuola dia fiducia, non paura di deludere
Edoardo Giribaldi – Città del Vaticano
Il "disastro", nella sua radice etimologica di "assenza di stella", sembra l’ombra che spesso avvolge la fotografia globale delle nuove generazioni: un cielo in cui la luce pare spenta e la rotta, smarrita. A farsi loro portavoce, con una lettera indirizzata a Leone XIV, sono i giovani partecipanti all’iniziativa La Scuola è Vita, promossa nell’ambito del Giubileo del mondo educativo, conclusasi questa mattina in Aula Paolo VI, poco prima dell’arrivo del Pontefice. I giovani scrivono di vivere sospesi tra due fremiti: la "paura di deludere", il timore di non "essere visti" da chi li precede, e il "desiderio", la "fame di stelle". E non aspettano miracoli, ma hanno un’unica richiesta: "credete in noi". Perché, forse, ogni scuola dovrebbe essere proprio questo: un osservatorio di costellazioni.
Rimettersi in piedi
I nomi degli studenti, soprattutto quelli più vivaci, risuonano nell’Aula, gridati dagli insegnanti, accompagnati alle musiche di Georges Bizet e Antonín Dvořák — e del Padre Nostro subito dopo il discorso del Papa — suonate dalla Nuova Orchestra Nazionale, la prima nella storia del sistema scolastico italiano, sotto la direzione artistica del maestro Uto Ughi. Sembra un rimprovero, quello dei docenti, ma è un segno: la scuola è anche questo — "Quando un insegnante pronuncia bene il tuo nome, ti rimette in piedi", affermano ancora nella loro lettera i giovani partecipanti ai laboratori tematici organizzati dal Dicastero per la Cultura e l’Educazione in collaborazione con il ministero dell’Istruzione e del Merito. Negli scorsi giorni, le iniziative hanno coinvolto 800 studenti e 200 docenti, in rappresentanza di altrettanti istituti scolastici di tutte le regioni italiane, insieme a delegazioni internazionali provenienti da tutto il mondo.
Le proposte del mondo educativo
La lettera chiede alla scuola di "ricucire", di instillare negli studenti quella "fiducia" che è "il contrario della paura di deludere". Ritorna il tema delle stelle: non semplici "argomenti di una verifica", ma segni di un’attiva difesa del creato. Il testo si chiude con tre proposte concrete: ideare un "pellegrinaggio educativo" che unisca il Pontificio Istituto Patristico Augustinianum, dove si sono svolti alcuni laboratori, a una scuola simbolica della periferia di Roma, per riscoprire il "passo comune dell’educazione"; attivare un "modulo didattico universale", fisico e digitale, in cui progettare iniziative di pace e cooperazione; infine, rendere permanenti, rinnovandoli annualmente, i laboratori che hanno caratterizzato questi giorni.
"Fame" di stelle
Le proposte dei giovani sono rilanciate dal cardinale José Tolentino de Mendonça, prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione. È lui a sviluppare il suo discorso attorno ai concetti di "disastro" e "desiderio", legandoli alle costellazioni, parola "cara" al Pontefice: "È importante che la vostra generazione non sia senza stella, ma con fame e desiderio. Sete di una luce che offra un senso vero, di trascendenza, che dia ragione all’umanità di ciascuno di noi", afferma il porporato, poco prima che il suo intervento venga interrotto dagli applausi e dagli schiamazzi per l’arrivo del Papa.
Basta con la cultura dell'io
Interviene anche il ministro dell’Istruzione e del Merito italiano, Giuseppe Valditara: "Tutti voi avete dentro una bellezza straordinaria, e compito della scuola è aiutarvi a scoprirla e valorizzarla", afferma il ministro, ponendo l’accento sull’educazione all’empatia, sul "sentire e sorridere all’altro". Soprattutto ai compagni, richiamando, anche in questo caso, l’etimologia del termine: "Cum pane, mangiare il pane insieme, costruirsi insieme un futuro". Segue un richiamo alla condanna dell’arroganza (hybris), concetto antico che ammonisce contro la superbia e la tracotanza. "Basta con questa cultura che mette al centro l’io", conclude il ministro.
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