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Papa Francesco nella Moschea Istiqlal Papa Francesco nella Moschea Istiqlal   (Vatican Media)

L’Imam della Moschea Istiqlal, l'abbraccio con il Papa una preghiera senza parole

Il racconto di Nasaruddin Umar dell’incontro con Papa Francesco a Giacarta, il 5 settembre 2024, è la storia di un gesto di fraternità e di un’esperienza spirituale

di Nasaruddin Umar*

Il mio incontro con Papa Francesco a settembre 2024 a Giacarta è stato uno dei momenti che ricorderò per sempre. Da Grande Imam della Moschea Istiqlal che attualmente serve come Ministro degli Affari religiosi della Repubblica di Indonesia, ho avuto il privilegio di incontrare molti leader religiosi mondiali. Tuttavia, quell’incontro con Papa Francesco aveva un’atmosfera speciale. Ho sentito veramente che era un incontro caloroso, sincero e profondamente commovente. Quel giorno Giacarta è diventata un palcoscenico di armonia. Nelle strade ho visto cattolici e comunità di altre fedi mescolarsi con volti pieni di gioia. L’Indonesia sembrava mostrare la sua vera natura: accogliente, aperta e profondamente fraterna. Ciò che ripeto spesso in diverse occasioni — che l’Indonesia non è casa solo dei musulmani, bensì una casa comune per tutte le comunità religiose — quel giorno è diventato viva realtà.


Quando finalmente mi sono trovato faccia a faccia con Papa Francesco, ho percepito una potente energia spirituale. Non mi ha accolto con il distacco di un grande leader, ma con l’umiltà di un amico. Istintivamente l’ho abbracciato e baciato. È stata un’espressione d’affetto nata spontaneamente. Nessun canovaccio, nessuna preparazione speciale. E proprio per la sincerità del gesto, molti lo hanno interpretato come simbolo potente di fraternità interconfessionale. Dopo quel momento, nei vari media ho letto i commenti pubblici. Alcuni hanno scritto che il nostro abbraccio era una preghiera senza parole. Altri lo hanno descritto come un’immagine che la storia avrebbe ricordato, come l’abbraccio di due fratelli a lungo separati. Anch’io credo che ciò sia vero. Dopotutto, la religione non è forse essenzialmente un linguaggio d’amore? Dico spesso che se la religione perdesse l’amore, non sarebbe altro che arida dottrina. Quell’incontro ha manifestato l’amore nella sua forma più semplice: un abbraccio.


Nella nostra breve conversazione, Papa Francesco ha fatto riferimento alla sua enciclica Fratelli tutti, pubblicata il 3 ottobre 2020. Ha detto che eravamo tutti chiamati a essere fratelli e sorelle, trascendendo i confini della religione, della razza e della nazione. Io gli ho risposto spiegando che nell’islam il principio di ukhuwah insaniyah, o fraternità umana universale, è tra gli insegnamenti fondamentali. Ho citato un verso del Corano: «O uomini, vi abbiamo creato da un maschio e una femmina e abbiamo fatto di voi popoli e tribù, affinché vi conosceste a vicenda» (Corano, Al-Hujurat, 13). Tutti e due abbiamo sorriso, rendendoci conto che le nostre rispettive scritture trasmettono lo stesso messaggio: che l’umanità è al di sopra di ogni altra cosa. Ho anche citato una frase che ripeto spesso nella moschea Istiqlal: le moschee e le chiese forse sono diverse nella forma, ma le preghiere che vengono dette al loro interno salgono verso lo stesso Dio. Papa Francesco ha risposto raccontando dell’Argentina, dei suoi vicini musulmani, che pregavano sempre gli uni per gli altri nonostante le loro differenti fedi. In quel momento mi sono convinto ancora di più che le esperienze di fede trovano sempre un terreno comune nella bontà.

Qualcuno potrebbe osservare che l’incontro è stato meramente una questione di cerimoniale, ma per me personalmente è stata un’esperienza spirituale. Ho percepito la presenza di Dio che confermava tutti noi nei vincoli della fratellanza. Penso che la vera religione sia quella che rende le persone più umili, più compassionevoli e più vicine le une alle altre. Papa Francesco ha incarnato ciò in maniera molto chiara. La sua presenza a Giacarta è diventata anche uno specchio per la nazione indonesiana. Noi viviamo in mezzo alla diversità: religione, appartenenza etnica, razza e cultura. A volte siamo tentati dall’intolleranza e dal sospetto. Tuttavia, il momento trascorso con Papa Francesco ha dimostrato che la differenza non è un abisso, ma un ponte. Dico spesso che il pluralismo non è una minaccia, bensì una benedizione. L’Indonesia sarà forte solo se custodiremo questa benedizione. Nella moschea Istiqlal, che è di fronte alla cattedrale, viviamo da molto tempo questo spirito di fraternità. A Natale il cortile di Istiqlal diventa un parcheggio per i cattolici e, in cambio, durante Eid al-Fitr i musulmani usano il terreno della cattedrale. Papa Francesco ne ha parlato con profonda ammirazione. Ha addirittura osservato che questo simbolo non doveva servire solo a Giacarta, ma al mondo intero. Ho provato orgoglio, perché ciò che pratichiamo da molto tempo è di fatto diventato d’ispirazione per il mondo.


Desidero concludere questo ricordo con una riflessione. Il nostro mondo oggi è infestato da guerre, terrorismo, ingiustizia e divisione. Tuttavia, un singolo abbraccio, un sorriso, una preghiera comune possono essere una piccola luce che illumina il lungo cammino per la pace. Non possiamo cambiare il mondo tutto d’un colpo, ma possiamo accendere una piccola candela nel buio della notte. Possa questo incontro con Papa Francesco non solo essere ricordato come un evento storico, ma anche servire da ispirazione per passi concreti nell’alimentare la fraternità autentica. Da Giacarta, da Istiqlal e dalla cattedrale, dai cuori di tutti i credenti di fedi differenti, leviamo un unico appello perché questo mondo diventi più umano, più amorevole, più fraterno e camminiamo insieme verso un mondo di pace. Possa lui riposare nella pace eterna e farci proseguire il suo sforzo incessante di aprire le finestre dell’umanità.

* Ministro degli Affari religiosi della Repubblica dell’Indonesia e Grande Imam della Moschea Istiqlal

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03 ottobre 2025, 15:29