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Il cardinale Pietro Parolin ha tenuto una Lectio Magistralis suIl'Intelligenza Artificiale presso l'Istituto superiore di sanità a Roma Il cardinale Pietro Parolin ha tenuto una Lectio Magistralis suIl'Intelligenza Artificiale presso l'Istituto superiore di sanità a Roma 

Parolin: l’IA supporto per il medico ma non un sostituto della sua umanità

“La dignità umana viene prima di ogni calcolo”. È uno dei concetti espressi dal segretario di Stato nella Lectio Magistralis presso l’Istituto Superiore di Sanità a Roma, in occasione dell’inaugurazione del Centro di studio e sviluppo dell’Intelligenza Artificiale. A margine dell'evento, il cardinale ha risposto ai cronisti esprimendo fiducia per il piano di pace per Gaza, anche se "il cammino non è semplice", e lamentando che per l'Ucraina “non si stanno aprendo prospettive positive”

Benedetta Capelli – Città del Vaticano

Vantaggi e rischi dell’impiego dell’Intelligenza Artificiale nel campo sanitario hanno percorso la riflessione di oggi, 15 ottobre, del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, nella lectio magistralis sul tema “Etica dell'Intelligenza Artificiale”, durante la quale il porporato ha sottolineato che l’IA è “è un orizzonte carico di promesse, ma anche “un bivio” che impone la scelta o verso una tecnologia orientata all’efficienza “disumana” che “finisce per scartare i più deboli”, oppure un’Intelligenza artificiale illuminata “dall’etica” e “al servizio” del bene integrale di ogni singola persona. Il cardinale l'ha pronunciata presso l’Istituto Superiore di Sanità di Roma in occasione della inaugurazione del Centro di studio e sviluppo dell’Intelligenza Artificiale.

Prima del suo intervento, il porporato ha risposto alle domande di alcuni cronisti sull'attualità, a cominciare dal piano di pace per Gaza che ha auspicato "possa essere applicato e portare davvero a una pace giusta e duratura”. Sebbene consapevoli che “il cammino non è semplice”, resta la speranza che “come c’è stata la buona volontà di arrivare a questo primo passo ce ne siano anche altri”, ha affermato Parolin. Mentre per l’Ucraina, ha sottolineato, è evidente che “c’è tanto da fare” poiché “non si stanno aprendo prospettive positive”.

L’IA per un mondo umano e giusto

Nella sua lectio, il cardinale ha invece assicurato che "la Santa Sede, fedele alla sua missione continuerà a lavorare, in dialogo con tutti gli uomini e le donne di buona volontà, affinché la tecnologia rimanga ciò che deve essere: non un fine in sé, ma un potente mezzo per costruire un mondo più giusto, più fraterno e più umano”. Il tema dell’IA, ha evidenziato Parolin, sta definendo il presente e plasmando il futuro, interpella l’uomo nella sua dignità che “nessuna macchina potrà mai replicare o sostituire”.

Le grandi risorse dell’IA in campo medico

L’impiego dell’Intelligenza artificiale nel campo della sanità potrebbe davvero offrire un importante contributo. Si pensi, ha affermato Parolin, alla lettura delle radiografie con una precisione superiore all’occhio umano; alla possibilità di trovare nuovi farmaci o sperimentare terapie oncologiche in base al profilo genetico; ottimizzare la gestione delle risorse ospedaliere per un accesso più equo alle cure nelle regioni più povere del mondo. “Questa è l’intelligenza artificiale che vogliamo: uno strumento potente – ha affermato il segretario di Stato - al servizio della vita, un alleato dell’uomo nella lotta contro la malattia e la sofferenza”.

L'intervento del cardinale Parolin all'Istituto superiore di sanità
L'intervento del cardinale Parolin all'Istituto superiore di sanità

L’umanità del medico

Accanto alle luci è necessario riconoscere le ombre. Per Parolin il primo rischio è quello della “de-umanizzazione della cura”, il venire meno all’alleanza terapeutica tra medico e paziente che non è solo uno scambio di informazioni ma anche un patto di fiducia tra due persone. “Un algoritmo può offrire una diagnosi ma non può offrire una parola di conforto”. Il rischio è che il medico, oberato da pressioni burocratiche ed economiche, deleghi alla macchina il giudizio diventando così “da clinico saggio a mero supervisore di un processo automatizzato”. “Dobbiamo lottare – ha evidenziato il cardinale – perché la tecnologia rimanga uno strumento di supporto alla decisione del medico, non un sostituto della sua umanità”.

L’apartheid sanitario

Altro rischio è quello della “discriminazione algoritmica” perché, immettendo dati che riflettono pregiudizi e diseguaglianze esistenti della società, l’IA li replicherà creando un vero e proprio “apartheid sanitario” mentre è necessario che i benefici dell’intelligenza artificiale siano per tutti. Ma di chi è la responsabilità di un errore dell’algoritmo? “La mancanza di chiarezza su questo punto – ha affermato il segretario di Stato – rischia di creare una ‘irresponsabilità del sistema’ in cui alla fine nessuno è veramente responsabile e la vittima non trova giustizia”.

Il cuore dell’etica

Per il cardinale Parolin bisogna anche tenere conto del rischio di accentuare la “cultura dello scarto” in un mondo che cerca in maniera ossessionata la performance. “Quale sarà il valore assegnato da un algoritmo alla vita di un anziano con patologie multiple, di un malato terminale, di un nascituro con una grave malformazione?”: è la domanda del porporato che apre ad uno scenario possibile: considerare una vita “non degna di essere vissuta”. “Qui tocchiamo il cuore della nostra etica. Per noi, ogni vita ha un valore infinito, dal concepimento alla morte naturale, un valore che non dipende dalla sua utilità, dalla sua produttività o dalla sua perfezione fisica. La dignità umana viene prima di ogni calcolo”.

Nelle mani dell’essere umano

La Chiesa che guarda con ammirazione e prudenza al progresso scientifico e tecnologico intraprende così la via “del governo umano e umanistico della tecnologia”; una via fatta di dialogo “tra scienziati, eticisti, filosofi, teologi e responsabili politici, per costruire insieme un futuro in cui l’innovazione sia sinonimo di vero progresso umano”. Dunque è necessario investire nella formazione etica di chi si occupa di tecnologia ma “la vera piattaforma abilitante che consentirà alle intelligenze artificiali di portare frutti per il bene del mondo non è una tecnologia ma l’essere umano”. “La decisione finale, specialmente quando sono in gioco la vita e la morte, deve sempre rimanere nelle mani di un essere umano, capace di integrare i dati della macchina con i valori della prudenza, della compassione e della saggezza”.

Principi chiave

Ripercorrendo i pronunciamenti dei Papi del passato e richiamando l’iniziativa “Rome Call for Ai Ethics”, il cardinale ha riaffermato l’importanza di alcuni principi chiave che devono guidare lo sviluppo delle tecnologie: trasparenza, inclusione, responsabilità, imparzialità, affidabilità, sicurezza e privacy. In conclusione poi, ha espresso la disponibilità della Santa Sede di indicare esperti che possano prendere parte alle attività del Centro di studio e sviluppo dell’Intelligenza Artificiale appena inaugurato.

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15 ottobre 2025, 11:42