Gaza, Parolin sull’accordo: dobbiamo credere nella volontà di andare avanti
Amedeo Lomonaco e Alessandro Di Bussolo - Città del Vaticano
I passi compiuti a Gaza e quelli ancora da fare per porre fine alla guerra in Ucraina. Raggiunto dai giornalisti prima del conferimento del VI Premio Letterario “Ambasciatori presso la Santa Sede” a Palazzo Borromeo, sede dell’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, il segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, ha risposto ad alcune domande sui due principali focus dell'attuale scenario internazionale.
Primi passi a Gaza
Il porporato ha sottolineato che l’accordo per il cessate-il-fuoco a Gaza è stato “soltanto il primo passo molto importante”. Fin dall'inizio dei negoziati si diceva che c'erano “dei punti sui quali mancava l'intesa e adesso "i nodi arrivano al pettine”. “Non dobbiamo perdere la speranza. Dobbiamo credere - ha aggiunto il cardinale Parolin - che c'è la buona volontà, da parte di tutti, di andare avanti”. Il pensiero del segretario di Stato Vaticano è andato a padre Gabriel Romanelli e ai sacerdoti e alle suore della parrocchia della Sacra Famiglia di Gaza ai quali è stato assegnato il "Premio Silvestrini" per il dialogo e la pace. Rappresentano per la Chiesa e il mondo, ha osservato il cardinale Parolin “un segno di speranza”: mentre tutti, infatti, cercavano di uscire da Gaza e di mettersi in salvo, i sacerdoti e le religiose della parrocchia “hanno fatto la scelta opposta”. Non solo sono rimasti, “ma hanno voluto tornare”. Padre Romanelli e il provinciale dell’Istituto del Verbo Incarnato erano fuori Gaza e da Betlemme “hanno fatto di tutto per rientrare e condividere la sorte dei loro fedeli”. Hanno dato una grande testimonianza che diventa un insegnamento per tutti. “Anche nelle situazioni più tragiche dove sembra che prevalga l'odio - ha detto il porporato - c'è sempre invece una presenza". Ed è la presenza cristiana, in questo caso, ”una luce della carità che dà speranza al mondo”.
Speranze per l'Ucraina
Il cardinale Parolin si è soffermato anche sul conflitto in Ucraina. La speranza è che il presidente statunitense Trump, dopo il capitolo Gaza, possa impegnarsi maggiormente “a cercare una via di uscita dalla guerra” in Europa. Sono stati fatti tanti tentativi, a partire dall'incontro in Alaska con il presidente Putin. “Finora - ha sottolineato il segretario di Stato vaticano - non hanno dato i risultati sperati”. Gli Stati Uniti, però, hanno ha sempre “un ruolo importante in tutte queste vicende”. Il porporato ha infine risposto ad una domanda sulle parole della ministra italiana Roccella sulle “gite ad Auschwitz”. "In questo luogo - ha detto - non si va in gita, ma per fare memoria di una tragedia umana che ha colpito il popolo di Israele; una tragedia che deve rimanere un monito per tutti, di fronte anche alla crescita dell'antisemitismo, alla quale purtroppo assistiamo. Questi sono punti di memoria che devono essere continuamente richiamati”.
Parole che hanno il calore del cuore
Il segretario di Stato vaticano ha preso poi parte alla cerimonia di conferimento del VI Premio Letterario “Ambasciatori presso la Santa Sede” ad Andrea Angeli per il volume “Fede, ultima speranza. Storie di religiosi in aree di conflitto (Rubbettino). Un libro - ha affermato - che sa “modulare con sapienza parole sofferte, altre trattenute silenziosamente e con fatica nel cuore incerto dinanzi ad alcuni momenti tragici”. Il porporato ha sottolineato che nell’introduzione al libro, a firma del cardinale Camillo Ruini, si ricorda che “Angeli di professione è un addetto stampa ma è lontano dal linguaggio un po’ freddo di molti rappresentanti di questa categoria”. Qui le parole, ha affermato il cardinale Parolin, “hanno il calore del cuore”. Il segretario di Stato vaticano si è soffermato su alcuni capitoli del volume, definito “un caleidoscopio di storie di presenza di religiosi in aree di conflitto”.
Cristiani d’Oriente
Il discorso del cardinale ha ridato forma ad eventi della storia, a momenti drammatici in cui i religiosi non hanno abbandonato le popolazioni locali nei frangenti tragici della guerra. La prima immagine rievocata è l’ultima messa nella cattedrale di San Giuseppe a Baghdad, “due settimane prima di Desert Storm”. La chiesa, come si ricorda nel libro, era “gremita di fedeli, i più con gli occhi gonfi di lacrime, presagendo cosa sarebbe accaduto a breve”. Durante il conflitto del Golfo, iniziato nel marzo del 2002, “quei religiosi incontrati - ha ricordato il cardinale Parolin - restano accanto alla propria gente; la loro scelta non è stata una forma di eroismo al limite dell’audacia, piuttosto una testimonianza della fede che sa che la vita c’è fin quando si custodisce la speranza”. Un’altra immagine presa dalle pagine del libro dal cardinale Parolin, è quella di un sacerdote a Nassirya, in Iraq, padre Mariano, "che aveva piantato, davanti a un tendone di stile arabo dove celebrava la Messa, una croce di legno alta cinque metri”. Altri capitoli, presenti nel libro e ricordati dal segretario di Stato vaticano, si riferiscono al delicato lavoro, nella cornice di Sarajevo scossa dalla guerra, "di costruzione delle relazioni soprattutto con sacerdoti ortodossi serbi, russi o greci".
Luci di speranza in Cile dopo il golpe nel 1973
Il cardinale Parolin si è infine soffermato sul capitolo che apre il libro di Andrea Angeli. Una pagina di storia meno recente ma ugualmente rilevante. All’indomani del golpe del 1973 in Cile, vescovi e sacerdoti sono impegnati nella difesa dei diritti umani. Il capofila è il vescovo Raul Silva Henriquez che costituisce la "Vicaria de la Solidaridad" che, seppure fosse un organismo cattolico, coinvolgeva anche luterani ed ebrei. Prestava aiuto ai familiari delle vittime delle repressioni. A questo organismo si aggiunge prima la Caritas guidata da un religioso della Garfagnana e poi il Comité Pro Paz guidato dal gesuita Fernando Salas. "Ancora una volta - ha sottolineato il cardinale Parolin - i sacerdoti sono una luce di speranza; fu proprio grazie all’aiuto dei religiosi che l’incaricato d’affari Tommaso de Vergottini, riuscì a mettere in salvo centinaia di persone". Questo volume di Andrea Angeli, ha concluso il segretario di Stato Vaticano, mostra l’anima della fede cattolica: "portare luce nelle tenere e speranza nella tribolazione".
Pagine di storia, di vita e di fede
Dopo l'intervento del cardinale Parolin sono state rilette altre pagine del libro “Fede, ultima speranza". L'autore del volume, Andrea Angeli, ha sottolineato che dai sacerdoti si possono imparare tante cose "che non si trovano nè a scuola nè sui libri di testa". E ha ricordato le testimonianze di religiosi in terre segnate dalla guerra. Padre Giuseppe Moretti, missionario barnabita in Afghanistan, e il cardinale bosniaco Vinko Puljić, ad esempio, "si sono impegnati per portare la pace e sono rimasti vicini al loro popolo". Davide Dionisi, inviato speciale del Governo italiano per la promozione della libertà religiosa nel mondo, ha ricordato infine altre figure di religiosi impeganti in vari fronti scossi da conflitti. Dionisi ha spiegato che durante gli anni di lavoro come redattore per la Radio Vaticana e l'Osservatore Romano ha incontrato molti sacerdoti che hanno superato limiti e barriere apparentemente insormontabili. Padre Gerard Hammond, ad esempio, ha varcato oltre 50 volte il confine della Corea del Nord per portare aiuti ai malati di tubercolosi. Tutte luci che fanno realmente sperare nella pace attraverso la forza dell'amore cristiano.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui