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La conferenza "Rifugiati e migranti nella nostra casa comune" al Pontificio Istituto Patristico Augustinianum La conferenza "Rifugiati e migranti nella nostra casa comune" al Pontificio Istituto Patristico Augustinianum 

Rifugiati e migranti, Baggio: prendersi cura degli altri per essere una sola famiglia

Nella prima giornata di lavori della conferenza “Rifugiati e migranti nella nostra casa comune” organizzata dalla Villanova University all’Augustinianum dall’1 al 3 ottobre, sottolineata, nei diversi interventi, l’importanza di lavorare a livello accademico coinvolgendo diverse istituzioni e partner per elaborare progetti che offrano risposte concrete in materia di migrazioni e sfollamenti. Le testimonianze di Rabia Nasimi e di suor Norma Pimentel

Tiziana Campisi – Roma

Si è aperta con la testimonianza di Maurice Eriaremhien, mediatore interculturale, originario della Nigeria, la conferenza "Rifugiati e migranti nella nostra casa comune. Ruoli e responsabilità delle università". Ospitata da questo pomeriggio, 1 ottobre e fino a venerdì, al Pontificio Istituto Patristico Augustinianum, a Roma, è voluta dalla Villanova University di Filadelfia, negli Stati Uniti, insieme a una coalizione di partner, al fine di elaborare piani d'azione globali per affrontare le cause profonde di migrazioni e sfollamenti e per aiutare quanti sono costretti a lasciare i propri Paesi d’origine.

Nell’Aula Magna dell’Augustinianum, Eriaremhien ha raccontato la sua storia di migrante, il suo arrivo in Italia, le difficoltà affrontate, le discriminazioni subite, il sostegno ricevuto dalla Comunità di Sant’Egidio, e ha ricordato le migliaia di persone morte per cercare un futuro migliore in un Paese diverso dal proprio e ha chiesto un minuto di silenzio per commemorare quanti hanno perso la vita davanti le coste dell’isola di Lampedusa il 3 ottobre 2003 e la Giornata in memoria delle vittime dell'immigrazione istituita dal Parlamento italiano nel 2016 nello stesso giorno.

Un momento della conferenza
Un momento della conferenza

Guardare ai deboli come insegna Cristo

Agli oltre duecento partecipanti all’evento - organizzato in collaborazione con il Centro Studi sulle Migrazioni, i dicasteri vaticani per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale e della Cultura e dell'Istruzione, il Jesuit Refugee Service, il MIT Systems Awareness Lab, la Fondazione Agostiniani nel Mondo, la Conferenza Episcopale degli Stati Uniti per i Servizi alle Migrazioni e ai Rifugiati, lo Scalabrini International Migration Institute, la Federazione Internazionale delle Università Cattoliche (IFCU), l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) e il Giubileo 2025 - ha rivolto il suo saluto padre Joseph Farrell, priore generale dell’Ordine di Sant’Agostino, che ha esortato a guardare ai più deboli come insegna Cristo.

Un'esposizione di pannelli su progetti per migranti e rifugiati
Un'esposizione di pannelli su progetti per migranti e rifugiati

L’idea del Mother Cabrini Institute on Immigration

In un video è intervenuto padre Peter Donohue, religioso agostiniano, presidente della Villanova University, ateneo di cui è stato allievo Papa Leone XIV, che vi ha conseguito la laurea triennale in Matematica nel 1977, e al quale la stessa università nel 2014 ha conferito la laurea honoris causa in Lettere per il suo lavoro pastorale in Perù e la sua leadership a servizio degli altri come frate agostiniano. Donohue ha evidenziato l’importanza dal Mother Cabrini Institute on Immigration, presentato ieri alla Filmoteca Vaticana, e nato nell’ateneo dopo l’acquisizione del campus della Cabrini University per coinvolgere studenti, docenti e partner nell'insegnamento, nella ricerca e nell'advocacy per un impegno concreto a favore di migranti e rifugiati. Padre Arthur Purcaro, pure lui della Villanova University, ha accennato alla missione dell’ateneo, fondato sui valori agostiniani della verità, unità e carità, che ora preparerà gli studenti a sostenere migranti e rifugiati con compassione, giustizia e dignità.

“Bisogna creare rete tra di noi”, ha detto Anthony Cernera del Refugee and Migrant Education Network, invitando ad ascoltarsi l’un l’altro e ad impegnarsi insieme. Per questo padre Anthony Banks, ex assistente generale dell’Ordine di Sant’Agostino, ha auspicato che la conferenza all’Augustinianum “possa portare luce” e stimolare collaborazioni concrete. Michele Pistone docente di diritto da 25 anni alla Villanova University, fondatrice e direttrice del Mother Cabrini Institute on Immigration, ha rievocato l’incontro con Papa Francesco avvenuto il 29 settembre 2022 durante il quale il Pontefice ha rimarcato che “i migranti vanno accolti, accompagnati, promossi e integrati” invitando le università cattoliche ad ampliare le risorse per l'insegnamento, la ricerca, l'advocacy e il servizio proprio per migranti e rifugiati. È nata da lì l’idea di dar vita all’Istituto Cabrini, ha aggiunto Pistone, incoraggiando ad unire gli sforzi per un cambio sistemico e per dare risposte concrete a migranti e rifugiati.

Alcuni partecipanti alla conferenza
Alcuni partecipanti alla conferenza

Costruire relazioni

Lana Cook, direttrice associata del MIT Systems Awareness Lab, ha proposto ai presenti un esercizio concreto di dialogo, suggerendo di ascoltarsi e aprirsi agli altri, mentre Rabia Nasimi, difensore dei diritti dei rifugiati e consigliere per le politiche del governo del Regno Unito, ha parlato della sua esperienza di rifugiata dall’Afghanistan, sottolineando che deve essere reimmaginato l’ambiente in cui viviamo in relazione agli altri e che per costruire relazioni con le persone occorre anche mobilitarsi, creare partenariati. Dal canto suo, Massimo Faggioli, docente di Ecclesiologia storica e contemporanea al Loyola Institute del Trinity College di Dublino, si è soffermato sul ruolo dell’università cattolica per un futuro più giusto e inclusivo e ha osservato che la conferenza ideata dalla Villanova University incarna una visione interessante e molto ambiziosa ed è un’opportunità per sviluppare un piano globale per migranti e rifugiati, una teologia della speranza in azione. Terminati gli interventi, si sono riuniti dei gruppi di lavoro, mentre lo scultore Timothy Schmalz, ha realizzato dal vivo una nuova opera raffigurante Santa Francesca Cabrini per il Mother Cabrini Institute on Immigration che verrà benedetta al termine della tre giorni.

Lo scultore Timothy Schmalz mentre realizza un busto di Santa Francesca Cabrini
Lo scultore Timothy Schmalz mentre realizza un busto di Santa Francesca Cabrini

Considerare gli altri come persone

Conclusi i lavori nei diversi gruppi, i partecipanti si sono ritrovati nell’Aula Magna, dove hanno ascoltato l’intervento di fra Sumedha Dissanayake nativo dello Sri Lanka, membro del Terzo Ordine Francescano Regolare che ha definito le migrazioni un’opportunità per rinnovare la società e ha rammentato che tutti siamo pellegrini, viaggiatori, verso la vera patria, quella celeste. Invitata a parlare anche suor Norma Pimentel, missionaria di Gesù, direttrice esecutiva del Catholic Charities of the Rio Grande Valley, da oltre 30 anni al fianco dei migranti, che si spende al confine tra il Messico e gli Stati Uniti e conosciuta come l'"angelo" dei migranti. La religiosa ha rievocato gli incontri avuti con diversi migranti descrivendo la loro sofferenza. “Siamo invitati persone di fede, fede nel Signore” ha affermato incoraggiando a considerare gli altri come persone, e, in questo anno giubilare di speranza, ad imparare ad essere compassionevoli. Suor Norma ha anche ripetuto l’invito di Papa Francesco ad accogliere “tutti, tutti, tutti” e ha spiegato che è importante il lavoro di ciascuno, perché parte di qualcosa di più grande, l’opera di Dio.

Michele Pistone durante il suo intervento
Michele Pistone durante il suo intervento

Siamo un'unica famiglia

Infine, il cardinale Fabio Baggio, sottosegretario del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, ha chiesto di ascoltare la voce di migranti, rifugiati e poveri e di impegnarsi concretamente per la nostra casa comune. E c’è anche il grido della terra e della nostra casa comune, da ascoltare, ha continuato il porporato, che è anche quello degli ultimi. Riguardo a migranti e rifugiati, anche il cardinale Baggio ha richiamato l’appello di Papa Francesco a pensare azioni per accogliere, per riconoscere la presenza dell’altro. Per questo è necessario superare pregiudizi, nei confronti di rifugiati e migranti, prendersi cura gli uni degli altri, restaurare l’umanità, la creazione, riconoscere la dignità dell’essere umano, contribuire alla crescita dell’altro, perché la crescita dell’altro è anche la propria crescita. Non esiste una cultura superiore a un’altra, ha continuato il porporato, tutte le culture sono doni del Signore, per questo bisogna essere capaci dobbiamo di vedere il potenziale che c’è in ogni migrante e in ogni rifugiato. E occorre pure integrare, intessere, cioè, relazioni significative. Per essere realmente una famiglia umana bisogna pensare che siamo tutti figli di Dio, ha concluso il cardinale Baggio, ogni creatura è parte della creazione, con migranti, forestieri e stranieri siamo un’unica famiglia e un’unica casa comune.

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01 ottobre 2025, 18:23