Tertio Millennio Film Fest: nel nome del cinema che svela il Mistero
Rosario Tronnolone – Città del Vaticano
Siamo abituati a sentir dire, nel nostro tempo ferito, che ogni cosa viene fatta nel nome di qualcosa: nel nome della legge, o della giustizia, o della libertà d’espressione; a volte, nel nome di Dio, mai come oggi tanto disconosciuto quanto spesso invocato. Forse il cinema, come luogo privilegiato della comunicazione non verbale (o almeno non solo verbale), può smascherare la manipolazione spesso evidente dietro queste discutibili attribuzioni, e riportare la responsabilità sugli uomini che agiscono, piuttosto che sul nome dietro cui si nascondono. È quanto si propone di fare la XXIX edizione del Tertio Millennio Film Fest, diretta da Gianluca Arnone e Marina Sanna, che si svolge dal 5 al 9 novembre presso la Sala Don Bosco a Roma. La giuria interreligiosa è presieduta quest’anno dal regista Leonardo Di Costanzo.
Nel nome di?
Il 4 novembre, in preparazione al festival vero e proprio, si è svolto un convegno alla Pontificia Università Urbaniana sullo stesso tema del titolo di questa edizione: Nel nome di? Il professor Luca Pandolfi, docente di antropologia Culturale presso l’Ateneo Pontificio, ha riflettuto sulla doppia valenza del nome: da una parte definisce un’identità e stabilisce una soglia tra l’individuo e il resto del mondo, sancendone la separazione, ma al contempo ci fa riconoscere dagli altri, ci mette in relazione, ci fa esistere. Il professor Gaetano Sabetta, docente di Dialogo Interreligioso presso la facoltà di Missiologia dell’Urbaniana, ha invece attirato l’attenzione sull’ineffabilità del nome di Dio: quando cerchiamo di nominarlo ci accorgiamo che la parola è insufficiente, in quanto Dio è troppo grande per un solo nome, ma è misteriosamente presente in tutti i nomi. Questa ineffabilità ci pone di fronte al Mistero e al silenzio, con la stessa meraviglia che ci dona la ricchezza della luce rifratta. Il nome indica, ma non esaurisce. La radice della fede consiste nell’umile apertura al Mistero.
Proiezione del film “Il Messia”
Nel pomeriggio del 4 novembre, alla Filmoteca Vaticana, è stato poi reso omaggio ad un grande ricercatore della verità (lui non avrebbe amato la definizione di regista), Roberto Rossellini. Se le cineteche di tutto il mondo gli hanno reso omaggio nel corso dell’anno con la proiezione di Roma città aperta, di cui ricorrono ottant’anni dall’uscita, il Tertio millennio Film Fest ha voluto omaggiarlo celebrando un altro anniversario, il cinquantesimo, con la proiezione del Messia. Avvicinandosi con rispetto ai Vangeli sinottici, in particolare a quello di Giovanni, come unica fonte storica, il film di Rossellini situa il mistero dell’Incarnazione all’interno dell’attesa millenaria del popolo ebraico di un Messia liberatore.
Un film che mette in ridicolo l’ipocrisia
Lungi dall’essere un “bel” film nel senso consueto (nessuna performance di grande attore, rarissimi primi piani, nessun montaggio a effetto, nessun uso suggestivo della luce, nessun indugio sulle scene drammatiche), Il Messia di Rossellini è un potentissimo film politico, che riconosce la portata innovativa del messaggio evangelico, che si pone dalla parte degli umili e dei semplici, che denuncia e mette in ridicolo l’ipocrisia e le manipolazioni dei potenti. Le azioni quotidiane degli uomini, il loro modo di pescare, riparare le reti, impastare la farina, rendono il Gesù incarnato da Pier Maria Rossi, presente alla proiezione in Filmoteca Vaticana insieme a Mita Ungaro, che nel film interpreta Maria, estremamente umano, concreto, ma rivoluzionario per il messaggio inconcepibile che porta: “Amate i vostri nemici”.
Il cinema parla al cuore dell’uomo
Più di qualunque forma d’arte, il cinema sa parlare al cuore e alla mente dell’uomo, soprattutto quando evita le parole (che nel migliore dei casi hanno bisogno, per essere intese in un contesto interculturale, di doppiaggio o sottotitoli). La rivelazione di Dio per il profeta Elia, aveva ricordato monsignor Davide Milani, presidente dell’Ente dello Spettacolo aprendo il convegno all’Urbaniana, non è nel vento, né nel terremoto, né nel fuoco, ma nel silenzio della brezza leggera. Il Tertio Millennio Film Fest vuole lasciare spazio all’altro (e all’Altro) da noi, perché possiamo riconoscerlo e ascoltarlo.
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