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Alcuni pescatori con le loro reti Alcuni pescatori con le loro reti

Czerny: difendere la dignità dei pescatori e promuoverne lo sviluppo integrale

Messaggio del cardinale prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale in occasione della Giornata Mondiale della Pesca, il 21 novembre: “I mari non sono solo una realtà fisica, ma anche uno spazio spirituale di interdipendenza tra l’essere umano e tutto il Creato”

Vatican News

 “La cura dei mari e della pesca è intimamente legata alla cura delle persone”. Lo scrive il cardinale gesuita Michael Czerny, prefetto del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale, in un messaggio — nelle lingue inglese e spagnola — per la Giornata mondiale della pesca, che si celebra ogni anno il 21 novembre. La ricorrenza mette in luce “la necessità di difendere la dignità dei pescatori e delle loro famiglie, promuovendo il loro sviluppo integrale”, sottolinea il prefetto nel testo che ha per tema un passo del Vangelo di Luca: “Non abbiamo preso nulla, ma sulla tua parola getterò le reti” (5, 5).

Povertà e disuguaglianze

Guardando in particolare alla recente Esortazione apostolica di Leone XIV, Dilexi te, il cardinale  ne evidenzia “i paragrafi illuminanti” sulle strutture che generano “povertà estrema e disuguaglianze”, commettendo così un “peccato sociale”. Ciò vale, spiega, anche per il mondo della pesca, dove “manca spesso una reale assunzione di responsabilità, a causa della natura e dell’immensità degli oceani, che rende estremamente difficile il controllo delle attività umane”. 

Dare voce ai pescatori

Di fronte a tale difficile e complessa realtà, dunque, è necessario ribadire l’impegno a valorizzare e promuovere la dignità umana: “Oltre ai controlli necessari per applicare le leggi e le misure relative alle condizioni di lavoro dei pescatori”, scrive il prefetto, occorre anche “dare voce ai pescatori, affinché le politiche e le leggi che li riguardano” non siano discusse solo da chi vive e ragiona nell’agio e secondo un livello di sviluppo “ben al di là della portata della maggioranza della popolazione mondiale”. Al contrario, nell’ottica della corresponsabilità e della solidarietà, il porporato auspica “la partecipazione attiva di tutti coloro che lavorano nella pesca alle decisioni che riguardano la loro vita e il loro lavoro”.

Insicurezza lavorativa e redditi bassi

Netta, nelle parole del porporato gesuita, la denuncia delle “tempeste” che molti operatori del mare sono costretti ad affrontare anche sulla terraferma: “Redditi bassi, insicurezza lavorativa, condizioni di lavoro precarie, lontananza dalle famiglie”. “Non dobbiamo dimenticare che dietro ogni operazione di pesca c’è una vita, una famiglia, una vocazione allo sviluppo integrale!” è il monito.

I rischi della pesca altamente industrializzata

Al contempo, Czerny esprime preoccupazione per la pesca altamente industrializzata, la quale minaccia gravemente sia “le flotte artigianali” riducendo le loro attività, sia “gli ecosistemi costieri” rilasciando residui inquinanti. A bordo dei grandi pescherecci industriali, inoltre, “gli equipaggi rimangono per mesi in spazi ridotti e scomodi, lontani dalle famiglie, con orari di lavoro che spesso superano i limiti previsti dalla legge”. Senza dimenticare che “molti sono migranti, talvolta assunti in condizioni discriminatorie”. Tutto questo, prosegue il messaggio, rappresenta “un lato oscuro” del settore, tanto che secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro, la pesca e le attività connesse “sono tra le professioni più pericolose”.

L’importanza della cura dei mari e degli oceani

Sottolineando inoltre l’importanza della pesca, in particolare quella sostenibile, “per la vita umana e la salute degli ecosistemi”, il porporato richiama alla memoria anche l’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco, pubblicata dieci anni fa. In essa, infatti, viene dedicata “particolare attenzione alla cura dei mari e degli oceani, considerati parte della “casa comune” e dell’equilibrio ecologico globale”. Non solo: in quel testo, Papa Bergoglio “ha denunciato i metodi distruttivi di pesca e le loro tragiche conseguenze, collegando la crisi degli oceani alle condizioni di lavoro ingiuste nell’industria ittica, alla tratta di persone e all’impatto sulle comunità costiere impoverite”.

I pescatori, custodi del Creato

Di qui, la riflessione del cardinale sul fatto che “i mari non sono solo una realtà fisica, ma anche uno spazio spirituale di interdipendenza tra l’essere umano e tutto il Creato”. Ed è per questo che i pescatori possono essere “custodi del Creato”.

La vicinanza della Chiesa agli operatori del mare

Czerny rimarca poi la vicinanza della Chiesa: attraverso l’Apostolato del Mare — che proprio oggi Leone XIV, con un Chirografo, ha istituito quale organo di coordinamento dell’Opera dell’Apostolato del Mare — essa desidera infatti essere presente “là dove i pescatori e i marinai soffrono di più». Nelle tante parrocchie e nei tanti porti del mondo, i cappellani e i volontari accompagnano coloro che operano in mare, “facendosi anche portavoce della loro dignità”.

Speranza, giustizia, impegno

Il messaggio si conclude infine con l’affidamento dei marinai, dei pescatori e delle loro famiglie alla protezione materna di Maria, Stella Maris, affinché tutti siano sostenuti “nella speranza, nella giustizia e nell’impegno per la cura dei mari”.

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13 novembre 2025, 14:20