L'arte come relazione, la collezione Piccioni ai Musei Vaticani
Paolo Ondarza – Città del Vaticano
“Mio vanto, mio patrimonio”. Lo scrittore, critico letterario e artistico, giornalista e regista, Leone Piccioni definiva così la sua collezione di opere d’arte. Una raccolta che non mirava esclusivamente al valore o al prestigio. Essa è soprattutto frutto di incontri, interessi, amicizie con chi quei capolavori li aveva prodotti. Di queste relazioni Piccioni è stato geloso custode. Prima fra tutte quella con Giuseppe Ungaretti con cui nel 1948 si laureò e al quale rimarrà legato per sempre.
Un intellettuale curioso
L’irrefrenabile curiosità è una citazione da una lirica del poeta, precursore dell’ermetismo; ma è anche l’attitudine di Piccioni nei confronti “di tutte le forme di cultura, pensiero e trasformazione delle idee e del dialogo”, sottolinea Micol Forti, responsabile della Collezione d’arte moderna e contemporanea dei Musei Vaticani. Insieme ai suoi collaboratori, ha scelto queste parole dell’universo di Ungaretti come titolo della mostra allestita nelle Salette Borgia delle collezioni pontificie.
La donazione ai Musei Vaticani
Oltre a ricordare i cento anni dalla nascita di Leone Piccioni, l’esposizione vuole celebrare l’importante donazione ai Musei Vaticani di 25 opere della raccolta, da parte dei figli Gloria e Giovanni. Un corpus che va ad aggiungersi alle oltre novemila della collezione pontificia voluta da Paolo VI nel 1973. Le opere in rassegna raccontano il legame con Ungaretti, l’attività giornalistica, l’attenzione alle “cose della natura”, ma anche alle tematiche sociali, tra figurativo e astratto.
Una rete di amicizie
“Prima di creare una collezione” - rimarca Forti – “Leone Piccioni ha creato una rete di amicizie, di contatti e di scambi che hanno dato vita ad un nucleo davvero prezioso. Da Giorgio Morandi ad Alberto Burri, da Jean Fautrier a Carrà, passando per Capogrossi fino a Schifano, Giosetta Fioroni, Afro. È un percorso nell'arte italiana del Novecento”.
“L’arte e la poesia sono fatte dagli uomini, dalle persone, dai singoli autori. Conoscerli nella loro vita quotidiana, attraverso le loro idee e posizioni anche distanti, arricchisce lo sguardo di critico e di collezionista di Leone Piccioni”.
Maestri ed amici
Non a caso si intitola Maestri e Amici il suo volume più noto in cui raccoglie i profili di intellettuali contemporanei, fondendo aneddoti personali a una sofisticata lettura critica.
Da Leopardi alla Rai
Figlio dell’avvocato e politico Attilio Piccioni e fratello del musicista Piero, Leone Piccioni coltiva fin da giovanissimo la passione per l’arte e la letteratura. Formatosi all’Università di Firenze alla scuola di Roberto Longhi e Domenico De Robertis, a Roma si laurea con Ungaretti, approfondendo le varianti delle dieci Canzoni di Leopardi. In Rai, dopo l’assunzione nel 1946, compirà una fortunata carriera fino al 1991: da redattore della rivista “L’Approdo letterario” - prima cartacea, poi radiofonica e dal 1972 televisiva - a vicedirettore della Radio Televisione Italiana.
Un divulgatore di qualità
Non amava qualificarsi come “storico dell’arte”; piuttosto, vedeva sé stesso come un divulgatore: “La carriera alla Rai corre parallelamente a quella scientifica e accademica”, precisa Micol Forti. “Per Piccioni tutte le forme di idee e contenuti devono poter essere divulgate al grande pubblico, senza mai rinunciare alla qualità e alla profondità dei contenuti. Ogni linguaggio parla agli occhi, al cuore, alle menti e questa straordinaria unicità che l'arte porta con sé è stata sempre sostenuta da Leone Piccioni attraverso il suo lavoro di giornalista e di divulgatore”.
L’approdo letterario
Tra la capitale italiana e Forte dei Marmi, dove conosce la moglie Osanna Doni, intesse relazioni con scrittori e artisti. Da Cesare Pavese a Carlo Carrà, dal quale nel 1952 acquista la Marina dell’approdo, immagine che sceglierà per la sigla della fortunata trasmissione tv. Porta davanti alle telecamere intellettuali di spicco come Giulio Carlo Argan, Carla Lonzi o Cesare Brandi. Dall’inizio degli anni Settanta si stabilisce a Pienza contribuendo alla rinascita culturale della città, che nel 1991 lo riconosce come cittadino onorario.
La memoria e il privato
Dopo la morte nel 2018 i figli si dedicano alla promozione della sua memoria. Parte della preziosa biblioteca è donata all’Archivio centrale dello Stato, insieme agli scambi epistolari con intellettuali e artisti. Significativo il lascito ai Musei Vaticani. La mostra coinvolge il visitatore in uno spazio intimo, privato. La “Crocifissione” davanti al mare, dipinta da Marco Marcucci si trovava nella camera da letto dei coniugi Piccioni. Dello stesso artista il ritratto del figlio “Giovannino” che con freschezza e indagine psicologica riconduce alle estati trascorse dalla famiglia Piccioni in Versilia.
Un patrimonio condiviso
“Siamo veramente molto grati a Gloria e Giovanni Piccioni”, tiene a precisare la curatrice della Collezione di arte contemporanea dei Musei Vaticani. “Condividere le opere che sono state nella propria casa, che si sono viste fin dall'infanzia, di cui si ricorda la posizione e lo stretto legame con il padre è uno strappo di cui riconosciamo il coraggio e il peso. Questo è a favore di tutti noi, della collettività.
I Musei Vaticani in dialogo con l'arte contemporanea
Oggi queste opere sono visibili al pubblico e, terminata la mostra, saranno inserite parzialmente nell’allestimento permanente della collezione vaticana, a disposizione delle generazioni future, in ossequio al mandato di Paolo VI a mantenere vivo il rapporto con la cultura contemporanea. "Papa Montini - ricorda il Direttore dei Musei Vaticani Barbara Jatta - esortava a riprendere il dialogo con gli artisti che erano profeti e poeti del nostro tempo. Papa Francesco ci ha chiesto di essere una casa aperta: al dialogo, alla creazione di ponti. Nel Giubileo della speranza questa mostra conferma la speranza che il seme creativo sia sempre a servizio della spiritualità e della fede".
Un uomo di fede
"Leone Piccioni - prosegue Barbara Jatta - è stato una figura importante per la storia e la cultura italiana contemporanea. L'esposizione che inauguriamo oggi segna una tappa importante per i Musei Vaticani: un legame stretto con un uomo di fede che ha dialogato con i grandi del suo tempo. I figli Gloria e Giovanni hanno voluto donare la collezione Piccioni in memoria dell'attenzione che il padre ha sempre dato alla Chiesa Cattolica".
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