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Un momento del seminario "Venti di guerra semi di pace" alla Pontificia Università Lateranense Un momento del seminario "Venti di guerra semi di pace" alla Pontificia Università Lateranense

“Venti di guerra, semi di pace”, la speranza tra informazione e dialogo

All’Università Lateranense al via la III edizione del Seminario interdisciplinare organizzato nell’ambito del Ciclo di Studi in Scienze della Pace e Cooperazione Internazionale. Il primo incontro in Aula Papa Francesco è stato dedicato al ruolo delle telecomunicazioni e alla Radio Vaticana

Gianmarco Murroni - Città del Vaticano

Seminare la pace e la speranza tramite il dialogo: è questo l’obiettivo del Seminario interdisciplinare "Venti di guerra semi di pace", organizzato presso la Pontificia Università Lateranense, nell’ambito del Ciclo di Studi in Scienze della Pace, nato nel 2018 per volontà di Papa Francesco. Giunto alla sua III edizione, il ciclo di incontri si è aperto oggi, 13 novembre, con il convegno "Il ruolo delle telecomunicazioni: la Radio Vaticana", dedicato proprio al compito dell’informazione vaticana nella testimonianza della pace. A introdurre l'incontro Giulio Alfano, docente di Istituzioni di Filosofia Politica e delegato del Ciclo di Studi in Scienze della Pace e Cooperazione Internazionale. Relatore dell’incontro è stato il giornalista Andrea De Angelis, viceresponsabile del canale italiano di Radio Vaticana, che all’inizio del seminario ha ricordato come la parola pace sia al centro del pontificato di Papa Leone: “Lo abbiamo visto in questi primi sei mesi, decine gli appelli per, tra gli altri, Myanmar, Sudan, Gaza, Haiti, Ucraina. Ricordando le sue parole, la pace comincia da ognuno di noi: dal modo in cui ascoltiamo e parliamo degli altri. In questo senso, il modo in cui comunichiamo è fondamentale".

Un momento del seminario "Venti di guerra semi di pace"
Un momento del seminario "Venti di guerra semi di pace"

La pace durante i pontificati

Il concetto di pace è un valore, ovviamente, ricorrente nei diversi Pontificati che si sono susseguiti: “Ci troviamo in un’aula che porta il nome di un vescovo di Roma, la cui diocesi è a pochi metri da noi. Un Papa che ha pronunciato la parola pace innumerevoli volte nei suoi 12 anni di pontificato, parlando, coniando meglio, l’espressione ‘terza guerra mondiale a pezzi’. Espressione ripresa anche dal suo successore appena tre giorni dopo la sua elezione, l’11 maggio”, ha sottolineato De Angelis. Ripercorrendo le vite dei Papi, sono tanti gli interventi sul tema. Paolo VI oltre mezzo secolo fa diceva che ‘nessuno può negare’ il fatto che ‘la Chiesa si debba occupare di comunicazioni sociali’. Giovanni Paolo I ricordò come attraverso i mezzi di comunicazione sia possibile ‘percepire l’ansia di pace’ delle persone, per ‘arrivare, attraverso la comunicazione, alla comunione’. Giovanni Paolo II poi sottolineò come ‘una maggiore circolazione di idee e di informazioni nella società umana, potrà favorire rimozione di quegli ostacoli - e cioè diffidenze, sospetti, incomprensioni, discriminazioni, ingiustizie - che intralciano tuttora il cammino verso la pace e la solidarietà tra individui e tra popoli’. Benedetto XVI, una quindicina di anni fa, definiva già ‘urgente la riflessione sui linguaggi sviluppati dalle nuove tecnologie’. “Francesco numerose volte ha parlato a noi giornalisti, alcune ero lì presente - ha raccontato De Angelis - Certamente quell’invito, rivoltoci nell’agosto di due anni fa, ‘a credere nonostante tutto’ e dunque a comunicare la ‘logica della pace, la logica del dialogo, la logica della diplomazia’, è a dir poco attuale”. Infine Leone, con la sua ‘pace disarmata e disarmante’, anche nel linguaggio, il forte e assoluto ‘no alla guerra delle parole e delle immagini’.

La Pontificia Università Lateranense
La Pontificia Università Lateranense

Il ruolo dell’informazione

Nella comunicazione della pace un ruolo fondamentale è stato svolto, ed è svolto tutt’ora, proprio dalla Radio Vaticana. La linea editoriale è chiara: non si edulcorano le guerre, non si raccontano omettendo le pagine più dolorose i conflitti armati. Questo non significa cadere nel sensazionalismo, così come non rispettare le regole deontologiche del giornalismo. Significa semmai mostrare gli orrori della guerra. Al tempo stesso, Radio Vaticana racconta, ogni giorno, la luce nel buio. La storia di chi in uno scenario di guerra continua a costruire speranza attraverso il volontariato; la testimonianza di religiose e religiosi che in condizioni di estrema difficoltà proseguono il loro servizio; le storie di riscatto, di chi è riuscito ad esempio a sopravvivere alla tratta degli esseri umani. “Se vi chiedessi quali sono le guerre più note al mondo oggi, probabilmente sareste tutti d’accordo: Israele-Hamas e Russia-Ucraina - ha sottolineato De Angelis - Ci sono però numerosi conflitti armati dimenticati, su tutti, forse, quelli in Myanmar e in Sudan, e altri scenari drammatici dove si registrano alcune tra le peggiori crisi umanitarie del pianeta. Penso in particolare ad Haiti e Yemen. In Sudan, ad esempio, pochi giorni fa sono state trovate delle fosse comuni: il radiogiornale quel giorno della Radio Vaticana ha aperto con il Sudan. Questo vuol dire non classificare le guerre, ma raccontarle tutte, il più possibile”.

Un momento del seminario "Venti di guerra semi di pace"
Un momento del seminario "Venti di guerra semi di pace"

La pace si costruisce dall’alto e dal basso

La diplomazia è uno strumento formidabile per arrivare alla pace: “Alcuni studiosi di scienze politiche concordano nel dire che la violenza è la fine della diplomazia, in attesa che torni il dialogo. La pace, dunque, si costruisce dall’alto. La pace, però, si edifica anche dal basso. Francesco e Leone, più volte, ci hanno chiesto di essere artigiani di pace. Radio Vaticana non ha mai smesso, e mai smetterà, di mostrare storie e testimonianza di chi risponde a questa richiesta con la creatività che è propria di tante donne e tanti uomini di buona volontà”. Il magistero del Papa e il Vangelo “sono il faro della nostra emittente. Il termine pace risuona nel messaggio evangelico come nelle numerose udienze, discorsi, messaggi del vescovo di Roma. La preghiera mariana dell’Angelus, recitata ogni domenica dal Papa, che si affaccia dal Palazzo Apostolico e parla ai fedeli in Piazza San Pietro, viene – potrete sentirlo nel radiogiornale delle 14 della domenica – da noi divisa in due parti: la catechesi ed il cosiddetto ‘post Angelus’. Quest’ultimo, molto spesso, è caratterizzato da appelli per la pace in numerosi Paesi del mondo”.

Il ciclo di seminari "Venti di guerra semi di pace"
Il ciclo di seminari "Venti di guerra semi di pace"

La presenza della Radio Vaticana

Ad oggi Radio Vaticana-Vatican News ha una struttura che può contare su 36 redazioni internazionali che comunicano in 56 lingue diverse. “Comunicare la pace vuol dire anche non demonizzare le nuove tecnologie, gli strumenti che utilizziamo tutti, quotidianamente. Anche donne e uomini della Chiesa. Mi riferisco all’intelligenza artificiale, alla rete, agli smartphone, ai social. La Radio Vaticana costruisce pace cercando, innanzitutto, di mostrare il formidabile potenziale di questi ed altri strumenti, mettendo però anche in guardia dai rischi, soprattutto per quanto riguarda i minori. In questo ci aiuta sia il formidabile numero di eventi e convegni dedicati a temi quali, appunto, l’intelligenza artificiale e la tutela dei minori, ma anche la quotidiana rassegna stampa dei quotidiani italiani e dei siti internazionali”. Infine, la radio è anche podcast: “Negli ultimi anni, ma anche meno di recente con quelli che venivano chiamati radio racconti.  Anche qui ci sono due serie di podcast che hanno la parola ‘pace’ come protagonista”.

Attesa alla Pontificia Università Lateranense per il  Dies Academicus alla presenza di Papa Leone
Attesa alla Pontificia Università Lateranense per il Dies Academicus alla presenza di Papa Leone

La pace per i giovani

“È la terza edizione di questo seminario, nato sul crinale della guerra russo-ucraina. È stato pensato, voluto e organizzato dagli studenti del ciclo di studi di scienze della pace e cooperazione internazionale. Quest'anno iniziamo proprio con il ruolo delle telecomunicazioni e, in particolar modo, della Radio Vaticana, che rappresenta un media completo e diverso dagli altri per il modo con cui tratta le notizie”. Così il professor Giulio Alfano che ha spiegato come il ciclo di incontri sia rivolto agli studenti e per gli studenti: “Ci sono sempre interventi di esperti, ma è aperto al contributo, agli interventi, all'approfondimento, a volte anche alle curiosità o alle provocazioni degli studenti”. Il seminario proseguirà nei prossimi mesi con altri 2 appuntamenti: “A febbraio parleremo del ruolo del diritto, miratamente come l'eredità del diritto romano, che è una delle componenti fondamentali della cultura e della civiltà occidentale, e avremo come relatore la professoressa Patrizia Giunti, docente di Diritto romano e presidente della Fondazione La Pira. Il terzo appuntamento sarà alla fine di aprile e riguarderà il ruolo delle organizzazioni internazionali, in primo luogo di Rondine, Cittadella della pace, e avremo l’onore di ospitare il professor Franco Vaccari, presidente e fondatore di questa bellissima iniziativa”. Il primo incontro del seminario ha anticipato l’inaugurazione dell’anno accademico della Lateranense, previsto per domani 14 febbraio, a cui presenzierà Papa Leone XIV: “Ringraziamo il Santo Padre che ha voluto presenziare all'inaugurazione del nostro anno accademico nella sua Università. Domani verrà per incontrare la comunità accademica, professori, studenti, per darci la sua benedizione, la sua parola. Un appuntamento che ci riempie di gioia, di emozione e ci completa all'inizio di un anno accademico che speriamo essere fruttuoso e fecondo”.

Ascolta l'intervista al professor Giulio Alfano

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13 novembre 2025, 18:00