"Dio è la vera realtà", in un libro le omelie inedite di Benedetto XVI
BENEDETTO XVI
Cari amici,
questo Vangelo del samaritano tocca sempre nuovamente il nostro cuore. L’attualità drammatica di questa parabola è stata visibile nella visita del Papa a Lampedusa. Abbiamo visto, vediamo il numero crescente di vittime della violenza in tutte le parti del mondo, e d’altra parte, come ha detto il Papa: «L’anestesia del cuore… la globalizzazione dell’indifferenza». Che cosa succede?
San Giovanni, nel capitolo 18 dell’Apocalisse, ci parla del crollo di una grande civilizzazione, che viene preannunciato per la città di Roma, e mostra come questa civilizzazione ha anche creato un sistema di commercio ed elenca tante cose che vengono comprate e vendute in questo commercio. Alla fine, dice che questi mercanti erano anche mercanti di persone e di anime umane (cfr. Ap 18,13). Anime umane, persone umane erano diventate merce e così, alla fine, questa civilizzazione crolla, perché non è più cultura, ma anticultura.
Proprio questo succede all’uomo, alla persona, quando l’anima umana diventa merce. Pensiamo a quei trafficanti che promettono alla gente del Corno d’Africa di portarla nei paradisi terrestri dell’Occidente. A loro non interessa la sorte di queste persone, possono anche annegare nel mare, a loro interessano veramente solo i soldi, per loro le persone sono merci, che portano loro soldi. Lo stesso avviene in tante altre situazioni; pensiamo a quelle persone in Romania che vendono ragazze promettendo buone posizioni in Occidente, in realtà le vendono per la prostituzione. L’uomo è considerato merce e nient’altro. Pensiamo al dramma della droga, persone che non vedono più senso nella vita, non vedono più bellezza; hanno desiderio del bello e del buono, ma cadono nella rete di questi trafficanti di droga, nei falsi paradisi che distruggono. Di nuovo, l’uomo è solo merce di cui ci si serve per avere soldi; così per tante altre vittime della violenza in Africa, i bambini soldato, tutto questo… Vediamo come realmente l’uomo è caduto sotto i ladri e aspetta il samaritano che lo salvi.
A questo punto nascono due domande. La prima è: com’è possibile, come si spiega questo fenomeno in una civiltà così ricca, così sviluppata come la nostra? Ma la più importante nasce di conseguenza: che cosa devo fare io? Alla fine, non dobbiamo fare una considerazione generale; alla fine, la questione del Vangelo è quella del resto della legge: che cosa devo fare io? Ma prima vogliamo un po’ capire, perché è così, per poter meglio comprendere anche la nostra missione, le nostre possibilità, il nostro compito.
L’epoca moderna è nata con due grandi ideali, che sono i motivi del suo cammino: progresso e libertà. Ci si è detti: adesso non lasciamo più il mondo solo nelle mani Dio, non aspettiamo più solo l’aldilà; noi prendiamo in mano la guida, il timone della storia, noi stessi la guidiamo sul cammino del progresso. In realtà, il progresso c’è, lo sappiamo tutti. Se io paragono il mondo della mia infanzia, della mia gioventù, con quello di oggi, c’è una differenza immensa; non sembra essere lo stesso mondo. E vediamo come, nei soli ultimi trent’anni, un progresso accelerato ha cambiato il mondo: nel mondo della comunicazione adesso si possono fare cose incredibili, inimmaginabili ancora cinquant’anni fa; nella medicina, nella tecnica sulla vita umana, eccetera, c’è progresso, l’uomo ha possibilità che prima non erano pensabili. Ma sorge la domanda: è vero progresso?
Ci sono anche dei veri progressi. Se pensiamo che oggi esistono istituzioni internazionali che cercano di prevenire e di evitare i conflitti, di sanare, di proteggere gli infermi; se vediamo come è cresciuta la sensibilità per i disabili, per i malati, per gli esclusi, il rispetto delle altre nazioni, delle altre razze, dobbiamo dire che questi sono progressi non solo del nostro potere, ma anche progressi dell’anima, progressi dell’umanità, dell’umanesimo, del rispetto dell’altro. E mi sembra che possiamo dire, senza falsa ideologia, che questi progressi risultano dalla presenza della luce del Vangelo nel mondo, perché questa luce ci ha fatto vedere il debole, il sofferente, l’altro come uomo, come figlio di Dio, come amato da Dio, come mio fratello.
Questa visione dell’uomo, che è nata dal Vangelo, si è estesa oltre i confini del cristianesimo, è divenuta proprietà dell’umanità. Si capisce che realmente siamo tutti fratelli, anche i poveri sono dei nostri, anche quelli di un’altra razza, di un’altra religione sono membri della stessa famiglia. Dobbiamo impegnarci per prevenire la violenza, per rompere la catena del male, per aiutare. Senza dubbio ci sono progressi. Ma dobbiamo anche dire che, tuttavia, il progresso rimane molto ambiguo, anzi c’è pure una ricaduta dell’umanità. Proprio se consideriamo Lampedusa e tutte le cose delle quali abbiamo parlato, vediamo come il potere dell’uomo, tutte le possibilità che ha, possono avere anche il potere della distruzione. Se l’uomo comincia a produrre se stesso, a fabbricare l’uomo, e a considerare l’uomo come merce, come cosa della quale servirsi, tutto questo progresso diventa strumento di autodistruzione; non è più progresso, ma minaccia. Il potere del progresso può servire solo se la luce del Vangelo è più forte di tutte queste tentazioni dell’uomo, e solo così le cose non ci di-struggono, ma costruiscono l’umanità.
Veniamo all’altra parola: libertà. Anche qui ci sono veri progressi, sicuramente nel superamento della schia-vitù, nell’uguaglianza tra uomo e donna, nel rispetto per i bambini, e così via. Ma anche qui troviamo una libertà distruttiva; così vediamo che il mondo della droga vive nel nome della libertà, ma mette l’uomo nella schiavitù più radicale, più distruttiva, che è la caricatura della libertà. Questa libertà che non è libertà, ma dà la libertà solo per me, perché possa fare quanto voglio io, è una libertà che diventa una schiavitù prima impensabile.
Ma che cosa fare, che cosa posso fare io? Il dottore della legge conosceva la risposta, ma era una risposta solo teorica, una questione accademica, da discutere: «Chi è alla fine il prossimo?». Egli non esce dal mondo intellettuale, accademico; soprattutto, anche il suo modo di porre la questione è egoistico: «Che cosa devo fare per avere io la salvezza?», guarda soprattutto alla sua salvezza personale. Il samaritano è totalmente diverso. Non sappiamo se lui conoscesse le parole del Deuteronomio, ma il Vangelo dice che «ebbe compassione», e l’espressione greca è mol-to più radicale: «Le sue viscere furono toccate», cioè era mosso intimamente, così che doveva fare qualcosa. Il suo cuore era toccato, ma non solo: sapeva che cosa fare, cosa doveva fare, perché il cuore parlava e mostrava la strada.
Penso anche a una parola del profeta Ezechiele, dove Dio dice: «Io vi toglierò il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne» (Ez 36,26). Questo è il punto: il “cuore di pietra”, che abbiamo tutti dal peccato originale, che han-no quelli che usano la miseria degli uomini per fare soldi, il cuore di pietra ci impedisce di capire quanto possiamo e dobbiamo fare; abbiamo bisogno di un “cuore di carne”, che ci mostri la strada. Mi viene in mente anche un testo del profeta Osea, dove Dio parla di se stesso. Dio vede tutti i peccati di Israele, incredibili, vede che secondo la giustizia dovrebbe distruggere questo regno e dice: «Ma non lo faccio; il mio cuore si commuove dentro di me» (cfr. Os 11,8).
Il cuore di Dio è così che non può distruggere il suo uomo, è così che deve aiutarlo, corrergli dietro; è così che Egli esce da stesso, si fa Egli stesso uomo per salvare l’umanità; Dio è uscito da se stesso, il suo cuore l’ha costretto. Così vediamo che il vero samaritano dell’umanità è Gesù Cristo, il Figlio di Dio, che si è messo in cammino, vedendo la miseria umana con un cuore vulnerato, ferito da questa realtà. È Lui che ci dà olio e vino, i Sacramenti, la Parola di Dio; è Lui che ci dà asilo, la Chiesa; è Lui che ci guida, ci trasforma, perché anche il nostro cuore sia simile al suo.
Così vediamo che cosa è essenziale. Ciò significa che noi viviamo soltanto se il nostro cuore diventa simile al cuore di Gesù, al cuore divino. Questo è lo scopo del Vangelo: che il vero samaritano, Cristo, ci conforma a se stesso, trasforma il nostro cuore di pietra in cuore di carne e con il cuore di carne sappiamo che cosa fare. Il mondo ha bisogno della luce di Cristo, e solo se la luce di Cristo, la fiamma del suo amore trasforma il cuore, ognuno di noi sa che cosa fare e quando farlo. Già il fatto che c’è la fede trasforma il mondo. La risposta che dobbiamo dare quindi è scoprire Gesù, credere in Gesù, lasciarci trasformare in Gesù, così che il nostro cuore diventi cuore di carne e ci dica quanto fare. La luce di Cristo è la risposta necessaria.
Preghiamo il Signore perché trasformi il nostro cuore e ci aiuti a trovare che cosa dobbiamo fare in ogni momento della nostra vita. Amen!
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