Cerca

Il cardinale Parolin alla cerimonia commemorativa per il 30esimo anniversario delle relazioni diplomatiche tra Santa Sede e Mozambico Il cardinale Parolin alla cerimonia commemorativa per il 30esimo anniversario delle relazioni diplomatiche tra Santa Sede e Mozambico

Parolin: insieme per un Mozambico più umano e solidale

Il segretario di Stato vaticano ha partecipato, nella nunziatura apostolica di Maputo, alla cerimonia commemorativa con il presidente della Repubblica di Mozambico per il 30mo anniversario delle relazioni diplomatiche tra il Paese africano e la Santa Sede

Lorena Leonardi – Città del Vaticano

Uno “speciale vincolo di cooperazione”, non basato su “interessi politici o temporali” bensì fondato sulla collaborazione in ambiti connessi “alla dignità della persona, ai suoi diritti inalienabili, al suo sviluppo integrale, alla libertà religiosa, alla difesa della pace, alla promozione della giustizia e alla cura della nostra casa comune, la Terra”.

È il legame che unisce Santa Sede e Mozambico secondo il cardinale segretario di Stato vaticano Pietro Parolin, che così si è espresso venerdì 5 dicembre alla Nunziatura apostolica di Maputo, intervenendo alla cerimonia commemorativa con il presidente della Repubblica, Daniel Chapo, per il 30mo anniversario delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi. 

Un incontro in nome dell'umanità

Il porporato – in visita nello Stato africano fino a mercoledì 10 dicembre – ha evidenziato la longevità dei rapporti a testimonianza del riconoscimento, da parte del Mozambico, della “dimensione religiosa e morale dei problemi umani”: in questo modo, i due Stati “possono e, ancor più, devono incontrarsi in nome dell’umanità” che, ha chiarito, “deve essere considerata nella sua integrità, in tutta la pienezza e ricchezza multiforme della sua esistenza spirituale e materiale”.

A riprova dell’ “amicizia” e della “vicinanza” tra Santa Sede e Repubblica del Mozambico – che quest’anno celebra anche il 50mo anniversario d’indipendenza –, Parolin ha ricordato le visite di San Giovanni Paolo II e Papa Francesco nel Paese, rispettivamente nel 1988 e nel 2019, e le molteplici occasioni di incontro in Vaticano con diversi presidenti.

La speranza dopo la tempesta

Così come il mondo intero, “anche il Mozambico desidera la pace”, ha detto il segretario di Stato, rievocando il “grave conflitto, segnato da violenze e morti”, in cui è precipitato lo scorso anno il Paese africano a seguito delle elezioni: in quei tempi “difficili e tesi”, i vescovi cattolici del Paese hanno invitato “a non cedere alla tentazione dello scontro e della violenza”, esortando cattolici e persone di buona volontà “a dedicare ogni giorno un tempo di preghiera per la pace”.

Da allora, ha proseguito il porporato, il Mozambico “si è aperto alla speranza” con l’impegno politico volto a raggiungere accordi per la revisione costituzionale e la riforma di vari aspetti del sistema di governo, allo scopo di favorire trasparenza e lotta alla corruzione. “Una grande opportunità che non può essere sprecata”, ha aggiunto, ammonendo che la storia insegna che “la chiave per una stabilità politica e sociale sana è saper anticipare e rispondere alle esigenze della società attraverso riforme graduali che migliorino la vita delle persone”.

Ascoltare la voce di tutti

Con l’obiettivo di “evitare rivoluzioni facendo riforme”, Parolin ha chiarito come sia “necessario ascoltare la voce di tutti i mozambicani”, in particolare “giovani, donne, poveri e svantaggiati”. A proposito di questo dialogo inclusivo, ha segnalato che i vescovi del Paese hanno pubblicato un opuscolo per la partecipazione attiva, consapevole e responsabile al processo di cambiamento per la costruzione di una società “più giusta, onesta e umana”.

Il cardinale si è poi soffermato sulla provincia di Cabo Delgado, “vittima dell’insicurezza, della violenza e del terrorismo, che continuano a causare morti e migliaia di sfollati”, e sulla sofferenza di queste persone per le quali il Papa ha fatto appelli, invitando i responsabili del Paese “a ristabilire la sicurezza e la pace in quel territorio”.

Una convivenza armoniosa

Di fronte a un conflitto dalle cause “molteplici e complesse” non possiamo dimenticare “la componente religiosa”, che secondo Parolin “purtroppo oggi viene abusivamente strumentalizzata”. Da secoli, infatti, le diverse religioni, “soprattutto cristianesimo e islam, convivono in Mozambico in pace, armonia e rispetto reciproco”, ha ribadito, mettendo in rilievo che radicalismo religioso e terrorismo “non fanno parte dell’anima mozambicana”.

In mezzo a questa dolorosa situazione, il segretario di Stato si è detto ammirato per gli sforzi compiuti da persone e istituzioni “per aiutare le popolazioni sfollate che vivono situazioni precarie e vulnerabili, in particolare bambini, anziani e donne”.

Per una piena applicazione dell'Accordo del 2011

Parolin ha quindi accennato all’“Accordo sui Principi e Disposizioni giuridiche”, siglato a Maputo nel 2011 per regolare e favorire una “sana collaborazione” tra lo Stato mozambicano e la Chiesa Cattolica, “nel rispetto dell’indipendenza e autonomia di ciascuna parte”. Dopo quattordici anni di vigenza, “tutti desideriamo progredire ulteriormente nell’applicazione piena dell’Accordo”, ha dichiarato il porporato, “con l’obiettivo di facilitare il servizio che le diocesi, gli istituti religiosi e i missionari offrono con generosità e amore cristiano al popolo mozambicano, in modo particolare ai più poveri, ai bambini, agli anziani, ai malati e ai marginalizzati”.

In conclusione, Parolin ha riferito i saluti e la benedizione da parte del Papa, che “porta il Mozambico nel suo cuore”; infine, l’auspicio, in vista del Natale ormai vicino, di lavorare insieme per lasciare ai bambini in eredità “un mondo migliore” e un Mozambico “più umano e solidale, più prospero e fraterno, in un futuro di pace”.

Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui

07 dicembre 2025, 14:59