Premio “Di Donato”, secondo posto per il podcast “Specchi”
Vatican News
“Morti bianche” vengono chiamate così le vittime sul lavoro, una definizione che forse non è la più appropriata perché spesso gli incidenti in cui si perde la vita sono causati dal mancato rispetto di protocolli di sicurezza. “Bianchi sono piuttosto i lenzuoli che coprono i loro corpi”: una frase più volte ripetuta nel corso della consegna del premio giornalistico “Pietro Di Donato” avvenuta domenica 14 dicembre a Taranta Peligna, in provincia di Chieti. Del paese sul versante orientale della Maiella era originario lo scrittore Di Donato, nato negli Stati Uniti e autore del libro denuncia “Cristo trai muratori” nel quale aveva raccontato la tragica morte del padre Geremia sul lavoro. Un libro, scritto negli anni ’30, di grande successo e che venne definito dalla critica “uno dei più grandi romanzi proletari di tutti i tempi”.
Il piccolo comune di 300 abitanti lo ricorda con questo premio, giunto all’VIII edizione, in collaborazione con l’Anmil, associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro, l’Inail Abruzzo, l’Anci, associazione nazionale comuni italiani, l’Ordine dei giornalisti, la Fnsi, Federazione Nazionale Stampa Italiana, la Cia, Confederazione Italiana Agricoltori, e l’Enel Spa. A vincere il secondo premio dedicato al web l’episodio del podcast “Specchi” incentrato sul Giubileo del mondo del lavoro. La serie, che ha raccontato attraverso le storie di resilienza e di fede i Giubilei che si sono susseguiti nel corso dell’Anno Santo, è curata da Fabio Colagrande, Benedetta Capelli e Amedeo Lomonaco.
La storia di Manuela
Il riconoscimento è stato assegnato - si legge nella motivazione – “Per aver raccontato, attraverso una lunga e profonda intervista (…) la storia di Manuela Praticò, presidente della sezione Anmil di Reggio Emilia, che ha trasformato una tragedia sul lavoro in una testimonianza di speranza”. “Un muletto di novecento chili – racconta nel podcast - mi è passato sopra. La gamba è esplosa. Io ero sempre cosciente, e ricordo tutto”. Una vita che cambia improvvisamente e che la fa vacillare nella fede, con il tempo Manuela si rialza, dalla ferita nasce il suo impegno nell’Anmil. “Se con la mia testimonianza riuscissi a salvare anche solo una persona, direi che ho già vinto la mia battaglia”.
Una tematica attuale
La proclamazione dei vincitori è stata accompagnata da un dibattito sulla sicurezza del lavoro, che resta in Italia una tematica urgente e drammaticamente attuale con tre decessi al giorno, includendo quelli “in itinere”. Tra gli interventi, quelli del senatore Alberto Bagnai, presidente commissione Enti Gestori, di Teresa Bellanova, già Ministra dell’Agricoltura e di Vittorio Di Trapani, presidente del FNSI. Primo premio per la sezione carta stampata a Massimiliano Coccia per il servizio “Mio padre e i militari italiani uccisi in silenzio da uranio e amianto” uscito su Linkiesta e primo premio web a Francesca Cicculli per l’articolo “Nelle tute dei pompieri italiani ci sono ancora i Pfas” di IrpiMedia. Lo speciale Tg1 “Tre vite al giorno” di Enrica Majo si è aggiudicato invece il primo premio nella sezione radio-tv. Ritirando il riconoscimento, a nome della redazione podcast di Radio Vaticana – Vatican News, Fabio Colagrande ha ricordato come “l’attenzione agli ultimi, agli scartati, alle categorie sociali svantaggiate, come i lavoratori vittime di infortuni, sia nel dna dei media vaticani da sempre ispirati dalla Dottrina sociale della Chiesa e dal magistero dei Papi”.
I Papi per la sicurezza sul lavoro
“Il lavoro è un diritto dell’essere umano... ma non basta commentare i problemi: bisogna unire le forze per trovare soluzioni”, così Papa Leone XIV alla vigilia del Giubileo del mondo del lavoro. Parole che fanno eco a quelle di Papa Francesco nel settembre 2023, ricevendo proprio l’Anmil: “La sicurezza sul lavoro è come l’aria che respiriamo... ci accorgiamo della sua importanza solo quando viene tragicamente a mancare, ed è sempre troppo tardi! Non possiamo abituarci agli incidenti né rassegnarci all’indifferenza verso le vite spezzate”.
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