Prediche d’Avvento, un invito ad attendere il Signore preparandogli la via
Daniele Piccini - Città del Vaticano
“Attendendo e affrettando la venuta del giorno di Dio”. Sarà questo il tema, tratto dalla Seconda lettera di San Pietro, al centro delle prediche d’Avvento, che si terranno nell’Aula Paolo VI nei tre venerdì che precedono il Natale, domani 5 dicembre, poi il 12 e il 19, sempre alle ore 9, alla presenza di Papa Leone XIV. Le riflessioni saranno tenute dal predicatore della Casa Pontificia, padre Roberto Pasolini, dinanzi a cardinali, arcivescovi e vescovi, prelati e laici della famiglia pontificia, ai dipendenti della Curia Romana, del Governatorato e del Vicariato di Roma, oltre che ai superiori generali o ai procuratori degli ordini religiosi che fanno parte della Cappella Pontificia.
Attendere il Signore, edificando
Presentando le prediche nella lettera di invito, padre Pasolini sottolinea come esse si tengano in un tempo in cui “si intrecciano la conclusione dell’Anno Giubilare e l’inizio di un nuovo anno liturgico”. “La speranza giubilare tra attesa del Signore e universalità della salvezza”, si legge infatti nel sottotitolo. Le tre riflessioni raccoglieranno dunque “i frutti della speranza che il Giubileo ha riacceso” accompagnando verso la sua conclusione, nella solennità dell’Epifania. La speranza, scrive ancora il predicatore della Casa Pontificia, ci chiama soprattutto a sollevare lo sguardo”.
L’attesa del Signore (Parusia) non deve essere vissuta come una “fuga dal mondo”, ma come una “vigilanza operosa, che plasma il nostro agire quotidiano nella storia”. “Attendere la manifestazione definitiva del Signore significa, al tempo stesso, preparargli la via”, sottolinea il cappuccino. Questo comporta la responsabilità di edificare la sua Casa, la Chiesa “come luogo accogliente di comunione fraterna e di incontro con Lui, superando le polarizzazioni che ne feriscono il volto”. Questa attesa, operosa ed edificante, del Signore “ci proietta verso l’orizzonte ultimo della salvezza richiamato dall’Epifania”, segno di una “speranza universale, destinata a tutti i popoli”.
L'Epifania del Signore e la salvezza universale
Il primo passo per meditare sulla venuta finale del Signore, è guardare ai suoi discorsi escatologici: secondo padre Pasolini, “un potente invito alla vigilanza operosa e alla carità autentica”. Essi ci insegnano un modo “per far maturare la nostra umanità”. Preparare la via al Signore significa, come già accennato, “offrire a Dio un luogo dove la sua vita sia riconoscibile”. È La Chiesa la “Casa in cui Dio si rende presenza”. Attraverso una ricognizione sulle figure veterotestamentarie di Esdra e Neemia le prediche rifletteranno sulla “sfida di edificare una comunità unita”, al di là delle polarizzazioni. Infine, guardando alla conclusione dell’Anno Giubilare, si analizzeranno i testi relativi all’Epifania, il momento in cui Cristo si rivela come luce di tutti i popoli aprendo a tutti le porte del Regno.
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