Regno Unito, Canada ed Australia riconoscono lo Stato di Palestina
Silvia Giovanrosa - Città del Vaticano
“Una decisione presa per ravvivare la speranza di pace tra i palestinesi e gli israeliani e una soluzione a due Stati” sono state queste le parole del primo ministro britannico, Keir Starmer, pronunciate ieri, domenica 21 settembre, in un video postato sul social X per annunciare la scelta del Regno Unito di riconoscere lo Stato palestinese. La decisione fa eco a quella del premier canadese, Mark Carney, e a quella del primo ministro australiano, Antony Albanese, secondo i quali la soluzione dei due Stati è un percorso necessario per una "pace e sicurezza durature". Nelle scorse settimane anche altri Paesi, tra cui Francia e Belgio, hanno annunciato che avrebbero fatto lo stesso. Sale dunque a oltre 150 il numero dei Paesi che riconoscono lo Stato palestinese: esclusi al momento, tra quelli del blocco occidentale, l'Italia, gli Stati Uniti e la Germania. In particolare, il capo della Casa Bianca Donald Trump aveva già manifestato la sua contrarietà alla decisione di Starmer.
La reazione dell'ANP e Israele
L'annuncio ha provocato l'esultanza dell'Autorità nazionale palestinese, che definisce la decisione un passo "per la pace". Dura la reazione del primo ministro israeliano Netanyahu che esclude la soluzione in due Stati, mentre la frangia di ultradestra del suo governo, con il ministro della Sicurezza nazionale, Itamar Ben Gvir, che chiede l'immediata annessione della Cisgiordania come risposta alla mossa di Regno Unito, Canada e Australia, definendola un premio all'azione terroristica di Hamas. All'inizio di settembre anche l'altro esponente dell'ultradestra, il ministro delle Finanze, Bezalel Smotrich, aveva presentato una proposta che prevede l'annessione dell'82% della Cisgiordania da parte di Israele, nel tentativo di impedire la nascita di uno Stato palestinese. In attesa dell'apertura dell'80° Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Netanyahu ha fatto sapere di aver in programma un incontro con Trump per discutere della questione.
Sul terreno
Poco cambia attualmente la situazione per civili palestinesi. Sono infatti almeno 550.000 quelli che hanno già lasciato Gaza City dall'inizio dell'offensiva dell'esercito israeliano nella città. L'interminabile fila di sfollati continua a dirigersi verso il sud della Striscia, dove le Forze di Difesa israeliane hanno annunciato di aver costruito infrastrutture umanitarie, ampliando ospedali da campo, riparando e collegando acquedotti e impianti di desalinizzazione, assicurando la continua fornitura di cibo, tende, medicine e attrezzature mediche. Fonti ospedaliere della Striscia informano che sono stati almeno 30 i morti nella giornata di ieri, mentre dall'alba di oggi sono almeno 55 i palestinesi uccisi in attacchi israeliani sulla Striscia di Gaza, di cui 37 si trovavano a Gaza City.
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