Gaza, l’Onu: “Soluzione a due Stati per il consolidamento della pace"
Paola Simonetti – Città del Vaticano
Il cammino di tregua a Gaza si preannuncia non facile, ma il recente via libera al piano statunitense da parte del Consiglio di sicurezza dell’Onu dovrebbe aprire la strada al futuro nell’area, con la creazione di una forza internazionale di stabilizzazione, smilitarizzando il territorio, proteggendo i civili e istituendo un corpo di polizia palestinese.
La soluzione a due Stati
Un progetto avversato da Hamas che parla di "autorità straniere di invasione", un tema che avrebbe dovuto essere coggi sul tavolo dei colloqui in Turchia tra il gruppo islamico e l’inviato speciale Usa per il Medioriente, Steve Witkoff, che però ha rinviato il viaggio. Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, intanto, pur avendo espresso soddisfazione per il traguardo in seno alle Nazioni Unite, ha ribadito il suo “no” alla soluzione a due Stati invocata invece dall’Onu come cardine per “il consolidamento della pace”.
Tregua instabile
Una pace che sul campo, però, è sempre più scricchiolante: ieri, martedì 18 novembre, nuovi bombardamenti israeliani si sono concentrati nelle zone orientali di Gaza City e Jabalya dopo l’aggressione avvenuta in Cisgiordania che ha visto l’uccisione di un colono israeliano e il ferimento di altre tre persone; attentato avvenuto, ha dichiarato Hamas, per ritorsione ai reiterati attacchi israeliani nella Striscia.
Il fronte caldo del Libano
Israele, intanto, intensifica i raid anche in Libano: un attacco ieri nel campo profughi palestinese di Ein el-Hilweh, alla periferia di Sidone nel sud del Paese, ha provocato, stando a quanto reso noto dai media statali e dal Ministero della Salute libanese l’uccisione di almeno 13 persone. L'esercito israeliano ha dichiarato di aver colpito un centro di addestramento di Hamas, affermando che il sito veniva utilizzato per preparare un attacco contro Israele.
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