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I volontari della Croce Rossa con i sudanesi fuggiti in Ciad (Reuters/Zohra Bensemra) I volontari della Croce Rossa con i sudanesi fuggiti in Ciad (Reuters/Zohra Bensemra)

Povertà, crescono le disuguaglianze nella distribuzione della ricchezza

Secondo i dati del World Inequality Report 2026, l’1% della popolazione mondiale detiene più ricchezza del 90% più povero. Intanto la Banca Mondiale riferisce che nel mondo cresce la popolazione in povertà estrema, passata nel 2024 dal 10,0% al 10,3%

Beatrice Guarrera - Città del Vaticano

Nel 2025 a livello globale è cresciuta la ricchezza dei multimilionari e allo stesso tempo sono aumentate la povertà e la disuguaglianza. È quanto emerge dal World Inequality Report 2026, un’analisi multidimensionale diffusa nei giorni scorsi e realizzata grazie al contributo di oltre 200 ricercatori. I dati raccontano i risvolti di quella finanza “idolatrata al sanguinoso prezzo” della vita umana e del creato, di cui ha parlato Papa Leone XIV nella catechesi di oggi, mercoledì 17 dicembre. 

La maggior parte delle ricchezze nelle mani del 1%

Secondo il Report, in quasi tutte le regioni del mondo, l’1% più ricco detiene da solo più ricchezza del 90% più povero messo insieme. Persiste a livello globale, dunque, una disuguaglianza profondamente marcata, se si pensa che lo 0,001% ancora più ricco – meno di 60.000 multimilionari – possiede una ricchezza tre volte superiore a quella dell’intera metà più povera dell’umanità messa insieme. Il rapporto evidenzia, inoltre, che la ricchezza dei multimilionari è cresciuta mediamente dell’8% annuo dagli anni ’90, quasi il doppio rispetto al ritmo del resto della popolazione. Eppure, mentre Nord America e Oceania mantengono livelli medi di benessere economico oltre tre volte superiori alla media globale, gran parte dell’Africa subsahariana, dell’Asia meridionale e dell’America Latina si muovono su livelli molto inferiori, mentre Europa ed Est Asia si collocano su standard intermedi. Secondo la ricerca, le economie più fragili sono penalizzate anche da un flusso finanziario iniquo: circa l’1% del Pil globale viene trasferito ogni anno dai Paesi a basso reddito verso quelli ricchi sotto forma di interessi e rendite. 

Disuguaglianza nelle emissioni

Dal punto di vista ambientale, persistono, inoltre, delle disuguaglianze. Anche se gli individui che detengono più ricchezza alimentano la crisi climatica attraverso i loro investimenti, ne scontano gli effetti sempre i popoli più indigenti. La metà più povera della popolazione mondiale — afferma ancora il Report —  è responsabile solo del 3% delle emissioni di carbonio associate alla proprietà di capitale privato, mentre il 10% più ricco è responsabile del 77% delle emissioni.  Se da una parte la tassazione progressiva dovrebbe limitare l’influenza politica della ricchezza estrema, dalla ricerca emerge che, in realtà, i miliardari spesso pagano tasse proporzionalmente inferiori rispetto alla maggior parte della popolazione. Questo non solo mina la giustizia fiscale, ma priva le società delle risorse necessarie per l'istruzione, l'assistenza sanitaria e l'azione per il clima.

Uno squilibrio globale

Una fotografia della situazione di squilibrio a livello globale è stata fornita anche dal rapporto voluto dalla presidenza del G20, elaborato da un Comitato di esperti indipendenti guidato dall’economista statunitense Joseph Stiglitz, vincitore del premio Nobel per l'economia nel 2001. Il rapporto ha parlato di “emergenza globale della disuguaglianza”, se si considera che tra il 2000 e il 2024 l’1% più ricco del mondo si è impadronito del 41% della nuova ricchezza. Le conseguenze della mancanza delle risorse si riversano su tutti gli aspetti della vita, come, ad esempio, sul piano educativo. Nel continente africano, dove entro il 2050 sarà nato un terzo dei giovani di tutto il mondo, quattro bambini su cinque non sanno leggere e scrivere e la situazione non è destinata a migliorare, visto che molti governi locali, a corto di fondi per pagare gli insegnanti e la corrente elettrica, riducono orari e programmi delle scuole esistenti. Intanto, nelle aree del pianeta più ricche, i fondi azionari toccano nuovi record nei principali listini di Borsa, alimentati dalla corsa all’intelligenza artificiale.  Il risultato è che l’83% dei Paesi del mondo, che rappresentano il 90% della popolazione globale, presenta livelli di disuguaglianza così alti da rientrare nella categoria “critica” di Banca mondiale.

I dati della Banca mondiale

La stessa Banca mondiale, in alcuni dati diffusi lo scorso settembre, ha rilevato una crescita della popolazione globale che vive in povertà estrema, che, nel 2024, è passata dal 10,0% al 10,3%. Sono 839 milioni le persone in condizioni di indigenza aggravata, 22 milioni di persone in più rispetto ai dati di giugno 2025. Questa revisione al rialzo deriva principalmente da un aumento del tasso di povertà estrema nell’Africa subsahariana, che, in quell’area, ha raggiunto addirittura il 46,0% della popolazione. (beatrice guarrera)

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17 dicembre 2025, 15:23