Cerca

Parenti delle vittime e studenti si stringono davanti alla Brown University Parenti delle vittime e studenti si stringono davanti alla Brown University 

Ennesimo attacco armato negli Stati Uniti: 2 morti e 9 feriti alla Brown University

Sono 389 le sparatorie di massa verificatesi nel 2025: un numero in calo ma che rivela aspetti fondamentali sulla crisi americana. Il tema della famiglia e l'insofferenza reciproca

Guglielmo Gallone - Città del Vaticano

Sono state 389 le sparatorie di massa verificatesi nel 2025 negli Stati Uniti. Il dato è stato diffuso di recente dal Gun violence archive (Gva), ma purtroppo la cronaca costringe già a un drammatico aggiornamento: domenica, presso la Brown University, nel Rhode Island, un attentatore, al momento non ancora identificato, ha ucciso due studenti nel campus di ingegneria e ne ha feriti altri nove.

Numeri in diminuzione

Nonostante i numeri  e gli ennesimi fatti drammatici, un aspetto positivo in questa vicenda sembra esserci: rispetto al 2024 le sparatorie di massa negli Stati Uniti sono diminuite, passando da 500 a 389. Sembra confermarlo un altro dato, diffuso sempre dal Gva: le persone ferite da arma da fuoco negli Stati Uniti nel 2025 sono state quasi 25.000, in calo del 20 per cento rispetto all’anno precedente, quando erano oltre 31.000. Numeri che se da un lato sono in calo dall’altro sono ancora tanto, troppo alti e sembrano confermare che la violenza caratterizza ogni fase della storia americana.

La crisi della famiglia

Il punto, dunque, non è  contare il numero di attacchi bensì capire cosa rivela la violenza sullo stato attuale degli Stati Uniti. Anzitutto, c’è la crisi della famiglia.  Mentre i numeri diffusi dal Gva sugli attacchi a scuole (6) e università (150) sono in diminuzione, Wilson Hammett, del Rockfeller Institute of Governement, ha esaminato 252 episodi di violenza citati dal Gva e ha concluso che la metà delle vittime (792) è stata uccisa in abitazioni private. Un dato che diventa ancora più drammatico se si guarda all’età delle vittime: quasi il 90 per cento dei bambini sotto i dieci anni uccisi in sparatorie di massa è stato colpito in casa; tra i ragazzi dai 10 ai 17 anni, la quota sale al 62 per cento. In altre parole, per i più piccoli il rischio di morire in una sparatoria di massa è decine di volte più alto in casa che a scuola, nonostante l’attenzione mediatica sia concentrata quasi esclusivamente sugli istituti scolastici. Anche tra gli adulti la casa resta il luogo più pericoloso: il 44 per cento delle vittime adulte di sparatorie di massa muore in abitazioni private. Del totale, la metà delle vittime adulte di sesso femminile è stata uccisa in contesti domestici.

L'intolleranza reciproca e la legittimità della violenza

Il fatto che ad essere presi di mira siano casa, scuole e università, cioè i luoghi che dovrebbero garantire protezione ed educazione, la dice lunga su quella che è forse la causa principale di tanta violenza: l’intolleranza reciproca, l’incapacità di parlarsi, di accettare che l’altro possa avere un’idea diversa. Di riflesso, il problema è che negli Usa sembra stia aumentando la legittimità della violenza come modalità per combattere chi la pensa diversamente. Resta dunque aperta una domanda: le istituzioni sono attrezzate a contenere la minaccia di una violenza simile? I dati in diminuzione, spesso legati ai maggiori investimenti nella sicurezza o nella protezione degli edifici da parte delle scuole o delle università,  lasciano ben sperare. Ma il fatto che la violenza nasca nel silenzio delle abitazioni o nella solitudine degli studenti — spesso giovanissimi — è un campanello d’allarme impossibile da ignorare. Specie per un Paese che, per  propria natura, non vuole rinunciare alla facilità di reperire armi da fuoco: negli Stati Uniti quasi 400 milioni di armi sono in mano civile. Significa circa 120 armi per 100 abitanti: è il tasso più alto al mondo.

Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui

15 dicembre 2025, 11:42