Il Papa: il mondo cambia se cambiamo, bisogna scegliere se servire Dio o il denaro
Tiziana Campisi – Città del Vaticano
Sperare vuol dire anche scegliere e “il Giubileo è un tempo di speranza concreta” durante il quale è possibile “trovare perdono e misericordia, affinché tutto possa ricominciare in modo nuovo”. Leone XIV lo spiega ai 30mila fedeli riuniti, oggi, 4 ottobre, in piazza San Pietro per l’udienza giubilare. Il Pontefice inizia la sua catechesi dopo il consueto giro sulla sua jeep bianca fra i pellegrini e sottolinea che “il Giubileo apre anche alla speranza di una diversa distribuzione delle ricchezze, alla possibilità che la terra sia di tutti, perché in realtà non è così”.
In questo anno dobbiamo scegliere chi servire, se la giustizia o l’ingiustizia, se Dio o il denaro.
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Chi non sceglie si dispera
Scegliere porta ad un cambiamento, aggiunge il Papa, che allarga poi la prospettiva avvertendo che “il mondo cambia se noi cambiamo”, così, se il pellegrinaggio “è una scelta” compiuta con l’intenzione di cambiare, proprio per questo nell’anno giubilare si attraversa la Porta Santa “per entrare in un tempo nuovo”.
Sperare è scegliere perché chi non sceglie si dispera. Una delle conseguenze più comuni della tristezza spirituale, cioè dell’accidia, è non scegliere niente. Allora chi la prova è preso da una pigrizia interiore che è peggio della morte. Sperare, invece, è scegliere.
La scelta di Chiara di Assisi
Chi “ha saputo scegliere” è Chiara di Assisi, “una ragazza coraggiosa e controcorrente”, ricorda il Pontefice, lieto di parlare di lei proprio nel giorno della memoria liturgica di San Francesco, il quale ha scelto “la povertà evangelica” e per questo “dovette rompere con la propria famiglia” scandalizzando la gente. La decisione di Chiara, che “voleva essere come Francesco” e “vivere, da donna, libera”, come quanti lo avevano imitato, “risultò ancora più impressionante”. Quella donna capì “che cosa chiede il Vangelo”, fa notare il Papa, eppure “anche in una città che si crede cristiana, il Vangelo preso sul serio può apparire una rivoluzione”. Ma dalla scelta di Chiara emerge speranza, perché tante altre giovani fecero come lei “trovarono lo stesso coraggio e scelsero la povertà di Gesù, la vita delle Beatitudini”, inoltre, ancora oggi il suo esempio ispira “scelte vocazionali in tutto il mondo”.
Gesù dice: non si possono servire due padroni. Così la Chiesa è giovane e attira i giovani. Chiara di Assisi ci ricorda che il Vangelo piace ai giovani. È ancora così: ai giovani piacciono le persone che hanno scelto e portano le conseguenze delle loro scelte. E questo fa venire voglia ad altri di scegliere. È una santa imitazione: non si diventa “fotocopie”, ma ognuno – quando sceglie il Vangelo – sceglie sé stesso. Perde sé stesso e trova sé stesso.
Una Chiesa che abiti diversamente le città
C’è dunque da pregare per i giovani, conclude Leone XIV, e anche “per essere una Chiesa che non serve il denaro o sé stessa, ma il Regno di Dio e la sua giustizia” e che, “come Santa Chiara di Assisi, ha il coraggio di abitare diversamente la città”.
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