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Piazza San Pietro con i partecipanti all'Udienza di Papa Leone XIV per il Giubileo degli Operatori di Giustizia Piazza San Pietro con i partecipanti all'Udienza di Papa Leone XIV per il Giubileo degli Operatori di Giustizia

Giubileo degli Operatori di Giustizia: riprendere il senso alto e nobile del diritto

Nella lectio magistralis tenuta in piazza san Pietro, monsignor Juan Ignacio Arrieta, segretario del Dicastero per i Testi Legislativi, esorta l’intera classe forense a diffidare dal “pericolo del formalismo”, rispettando la dignità dei singoli e lasciandosi guidare dalla verità “oggettiva del caso concreto”. Ad introdurla, monsignor Fisichella, pro-prefetto del Dicastero per l'Evangelizzazione che sottolinea l'importanza di promuovere le esigenze di persona, società e creato

Edoardo Giribaldi – Città del Vaticano

Gli “eccessi” immortalati dal dottor Azzeccagarbugli nei Promessi Sposi diventano per la classe forense lo stimolo a riscoprire “il senso alto e nobile” della propria missione. In quest’ottica, il Giubileo degli Operatori di Giustizia rappresenta l’occasione per riorientare la bussola verso colui che è la fonte stessa della giustizia: Dio, “che ha ordinato ogni cosa in modo giusto”. La sua verità, “umile”, “paziente” ma anche “profondamente testarda, sapendo di prevalere sempre in superiore istanza”, rifugge il “pericolo del formalismo”, rispetta la dignità del singolo e conduce a un giudizio oggettivo “del caso concreto”. Sono questi alcuni dei temi trattati da monsignor Juan Ignacio Arrieta, segretario del Dicastero per i Testi Legislativi, nella lectio magistralis pronunciata questa mattina, 19 settembre, in piazza san Pietro, nell’ambito degli eventi dell’Anno Santo dedicati agli operatori di giustizia. Per la prima volta nella storia dei Giubilei, essi raccolgono oltre 15mila partecipanti – giudici, magistrati, associazioni, università ed enti governativi – provenienti da circa 100 Paesi.


Giustizia sostanziale e relazionale

La riflessione del presule parte da un postulato comune a ogni credente: “la giustizia sta in Dio”. Essa possiede una duplice dimensione: “sostanziale”, come attributo della divina essenza che ha creato ogni cosa in modo retto e ordinato, e “relazionale”, che riguarda i rapporti tra gli uomini nella società. Apparentemente inconciliabili, queste due prospettive si rivelano in realtà complementari e inscindibili. “In fondo – ha spiegato il presule – è stato Dio a ordinare ogni cosa in modo giusto, e la giustizia degli uomini non può fare altro che reintegrare l’ordine da lui stabilito”.

L'intuizione di sant'Agostino

Sant’Agostino, ricordato dal vescovo, dedicò una parte della sua predicazione alla nozione di giustizia come imago Dei. Nel concreto, si impegnò “con assiduità nel ruolo di giudice”, arrivando a lamentarsi del tempo e delle energie che tale compito gli richiedeva. Per il santo di Ippona, la giustizia era “partecipazione alla Verità” e al tempo stesso impegno “per ricomporre l’ordine prestabilito da Dio”. Un’intuizione che unisce la dimensione sostanziale e quella relazionale: “essendo noi immagine" divina, "dobbiamo realizzare la giustizia che portiamo scritta nel cuore”.

La giustizia di Gesù

Secondo Arrieta, la giustizia assume così un’accezione “quasi sacra”, che trova piena realizzazione nella figura di Cristo. Alcuni episodi evangelici lo testimoniano: il pagamento delle tasse prescritte, pur non essendone tenuto “in tutta giustizia” come Figlio di Dio, ma affrontato “per evitare lo scandalo”; la denuncia della prassi che consentiva di liberarsi dagli obblighi familiari attraverso l’elemosina; , l'avere affermato "che il nuovo ordine della Grazia che stava per essere istaurato, respinge il ripudio, tollerato inizialmente a causa della profonda ferita lasciata dal peccato nella natura umana". In queste occasioni Gesù, come “fonte di autorità”, denuncia il “pericolo del formalismo”, corregge interpretazioni distorte della legge e ne restituisce il senso autentico. Con la sua croce, “salda la dimensione eterna dell’ingiustizia degli uomini nella storia”.

Operatori di giustizia, strumenti di speranza

Oggi, duemila anni dopo, gli operatori di giustizia sono chiamati a servire la dignità delle persone, occupandosi delle loro “più imperative necessità” e ponendosi – con le “differenze dovute”, ma al pari, ad esempio, di medici e sacerdoti – come “strumento di speranza”. È un compito gravoso, talvolta segnato da divisioni e dalla sensazione di “impotenza”. Gli stessi ordinamenti, osserva il presule, sembrano a volte “aver rinunciato alla verità oggettiva, prediligendo la sicurezza geometrica delle norme”. Il diritto canonico, mantenendosi “ai margini delle correnti positivistiche”, offre invece la possibilità di evitare che i singoli casi si perdano “nella boscaglia del sistema legale”, staccandosi da una “mera lettura” dei testi.

La verità, umile e testarda

Chi amministra la giustizia è “personalmente vincolato a criteri più elevati di verità”, cercando sempre – come ricordava il giurista Giuseppe Capograssi – la “certezza sostanziale del diritto, che risiede nella sostanza interiore dei principi della legge”. La verità, in questo senso, è “umile e paziente”, ma anche ostinata. La sua applicazione dovrebbe essere “rapida” e imparziale: “anche chi non potrà ripagare le energie spese, nelle cause d’ufficio o di povertà, ha diritto di essere assistito con uguale attenzione e professionalità”.

La legge naturale

Il segretario del Dicastero per i Testi Legislativi ha quindi richiamato le parole di Leone XIV ai parlamentari in occasione del Giubileo dei Governanti, secondo il quale “la legge naturale, universalmente valida al di là e al di sopra di altre convinzioni di carattere più opinabile, costituisce la bussola con cui orientarsi nel legiferare e nell'agire”. Riprendendo Cicerone (De re publica), il Pontefice ricordava come essa sia “diritta ragione, conforme a natura, universale, costante ed eterna, la quale con i suoi ordini invita al dovere, con i suoi divieti distoglie dal male. A questa legge non è lecito fare alcuna modifica né sottrarre qualche parte, né è possibile abolirla del tutto".

Il ricordo del magistrato Livatino

Il Giubileo degli Operatori di Giustizia coincide, domenica, con il 35.mo anniversario dell’uccisione del magistrato Rosario Livatino, assassinato a 33 anni il 21 settembre 1990 lungo la strada tra Caltanissetta e Agrigento, in Sicilia. Beatificato il 9 maggio 2021, al processo di canonizzazione testimoniò anche uno dei suoi assassini, pentito e convertito grazie al suo esempio. Livatino firmava i propri scritti professionali con l’acronimo S.T.D., “Sub tutela Dei”, formula che alcune cancellerie medievali usavano per porre gli atti “sotto gli auspici di Dio”. Per lui, diritto e fede erano realtà “'continuamente interdipendenti fra loro, quotidianamente sottoposte ad un confronto a volte armonioso, a volte lacerante, ma sempre vitale, sempre indispensabile”.

L'arduo compito di decidere

Agli operatori del diritto spetta quindi uno dei compiti più ardui: “decidere”. Arrieta ha concluso citando lo stesso Livatino: “quando moriremo, nessuno ci chiederà quanto siamo stati credenti, ma credibili”. Un richiamo a un impegno concreto che renda visibile, anche nell’esercizio della professione giuridica, la coerenza delle convinzioni cristiane.

Il saluto di Fisichella

Ad introdurre la Lectio, prima dell'udienza con il Papa, monsignor Rino Fisichella, pro-prefetto del Dicastero per l'Evangelizzazione, che ha dato il benvenuto alla variegata assemblea “unita dall’amore per la giustizia”. Il presule ha ricordato la pagina biblica del libro del Levitico nella quale vengono date delle “prescrizioni” giuridiche per la celebrazione del giubileo che fanno “leva sul condono del debito e la possibilità di riscatto dei beni perché la terra appartiene a Dio”. “Questo Giubileo possa essere anche per tutti voi un richiamo all’importanza del diritto che sa cogliere in profondità le esigenze della persona, della società e del creato - ha detto Fisichella - perché inserito in quel diritto naturale impresso nella creazione che supera i confini delle nazioni e dei popoli”.

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20 settembre 2025, 11:00