Giulio Romano, allievo di Raffaello, in mostra a Genova
Paolo Ondarza – Città del Vaticano
Per la prima volta dopo cinquecento anni la celebre “Lapidazione” dipinta da Giulio Romano per l’Abbazia di Santo Stefano a Genova è accostata al suo cartone preparatorio, conservato nei depositi dei Musei Vaticani. L’occasione è data dalla mostra “Giulio Romano, allievo di Raffaello a Genova”, allestita fino al prossimo 17 gennaio al Museo dell’Accademia Ligustica di Belle Arti del capoluogo ligure.
Per il segretario di Leone X
Realizzata intorno al 1521, la pala raffigurante il martirio del protomartire si distingue per monumentalità e qualità compositiva. A commissionarla nel 1519 fu il segretario di Leone X, monsignor Giovan Matteo Giberti, preposto della Commenda di Santo Stefano.
Un cartone monumentale
Il cartone è eseguito a matita e carboncino su più fogli di carta incollati su tela e misura 418 per 285 centimetri. È perfettamente sovrapponibile all’opera finita. L’osservazione ravvicinata favorisce una maggiore comprensione del processo creativo di Giulio Romano, uno dei protagonisti del Manierismo italiano.
L’eredità di Raffaello
Non è escluso che Raffaello abbia supervisionato la fase ideativa e contribuito a definire alcuni passaggi del disegno. “L’opera venne inizialmente commissionata a Raffaello”, spiega Fabrizio Biferali, curatore del reparto per l’arte dei secoli XV e XVI dei Musei Vaticani. “Morto l’urbinate nel 1520, fu ereditata dal suo più talentuoso allievo: Giulio Pippi de’ Jannuzzi, detto Giulio Romano”.
Da Roma a Genova
“Il cartone preparatorio – prosegue Biferali - è un unicum, uno dei rarissimi cartoni monumentali giunti fino a noi, insieme al Raffaello dell'Ambrosiana o a quelli di Capodimonte di Raffaello e Michelangelo. La delicatissima operazione di cura, manutenzione e movimentazione di quest’opera si deve al Laboratorio di restauro opere su carta dei Musei Vaticani, diretto da Chiara Fornaciari da Passano".
I disegni in mostra
In mostra sono esposte anche alcune preziosissime testimonianze grafiche del processo creativo di Giulio Romano. Un disegno preparatorio del Louvre e un altro autografo proveniente dal Royal Collection Trust di Windsor nel quale è raffigurato uno dei carnefici del martire, elemento poi escluso dalla versione definitiva.
I segreti dei disegni
“La bottega di Raffaello - prosegue Biferali - era davvero una sorta di piccola impresa: questi fogli venivano spesso abbozzati dallo stesso maestro, impegnato nei cantieri monumentali delle Stanze in Vaticano o in capolavori come la Trasfigurazione. Spesso troviamo pentimenti all'interno dello stesso disegno e dello stesso cartone”. Non solo: “indagini scientifiche e riflettografie”, condotte sulla tavola da esperti dell’Università di Genova, “danno conto anch'esse di pentimenti.” Lo studio di questi interessantissimi elementi costitutivi della genesi dell’opera, confluirà in un catalogo di prossima pubblicazione.
Un’opera che precorre i tempi
Quando “La lapidazione di Santo Stefano” giunse a Genova “squassò il clima artistico ancora un po' attardato rispetto a Roma”, osserva Biferali. Da questo punto di vista “precorse quello che accadde qualche anno più tardi quando, dopo il Sacco di Roma, gli artisti, soprattutto di matrice raffaellesca, si spostarono verso vari centri italiani. Si pensi a Perin del Vaga che giunse proprio a Genova, o a Polidoro da Caravaggio che arrivò a Napoli e successivamente in Sicilia”.
La storia di un capolavoro
Tante le vicende storiche attraversate dalla pala: dalle spoliazioni napoleoniche al ritorno a Genova dopo il Congresso di Vienna, fino ai danni subiti durante la Seconda guerra mondiale. Sottoposta a un importante intervento di restauro, per ragioni legate alla sua conservazione, l’opera è esposta nel suo contesto originario: l’Abbazia di Santo Stefano, vicinissima alla sede della mostra e visitabile negli stessi orari. Nelle sale del Museo dell’Accademia Ligustica i visitatori troveranno una replica ad altissima fedeltà in scala 1:1, realizzata con tecniche digitali avanzate dall'atelier Factum Arte di Madrid. La fortuna della pala nei secoli successivi alla sua esecuzione è testimoniata da diversi documenti presenti in mostra.
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