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Manuela Praticò, presidente dell'ANMIL di Reggio Emilia Manuela Praticò, presidente dell'ANMIL di Reggio Emilia
Storie di Speranza

La storia di Manuela, ferita dal lavoro ma rinata per gli altri

Per il Giubileo del mondo del lavoro, la storia di Manuela Praticò — rimasta gravemente ferita in un incidente sul lavoro e oggi presidente dell’ANMIL di Reggio Emilia — diventa segno di speranza. Dalla rabbia alla fede ritrovata, dalla ferita alla testimonianza, la sua voce ricorda che la sicurezza è vita e che rialzarsi non è solo un dovere, ma una necessità per mettersi al servizio del prossimo

Fabio Colagrande - Città del Vaticano

“È un diritto dell’essere umano avere un lavoro degno”, ha ricordato Papa Leone a Castel Gandolfo, alla vigilia del Giubileo del mondo del lavoro. Ma dietro ogni statistica sulle cosiddette “morti bianche” e gli incidenti sul lavoro — 681 i decessi in Italia nei primi nove mesi del 2025 e 435.883 le denuncie di infortuni — ci sono volti, famiglie, vite spezzate o segnate per sempre. Quella di Manuela Praticò, 52 anni, è una di queste.

Nel 2013, mentre lavorava come impiegata in un’azienda di riciclaggio plastica, un muletto di 900 chili le è passato sopra le gambe. “È stato il giro di un secondo… ho fatto in tempo a pensare ‘cosa sta succedendo?’”, racconta. “Il mulettista non aveva il patentino e mi è ripassato sopra mentre cercava di togliermi da lì. La gamba è esplosa, e io ero cosciente, urlavo per il dolore”. Manuela ricorda tutto: “Ho ancora impresse le mani callose dell’autista dell’ambulanza che mi diceva ‘non guardare, stai con me’. Quelle parole mi hanno tenuto viva”. Da quell’istante la sua vita è cambiata per sempre.

Undici anni di lotte e di rinascita

Rimasta senza lavoro dopo l'incidente, avendo un contratto a tempo indeterminato, Manuela ha dovuto affrontare undici anni di battaglie legali. “Il risarcimento è arrivato dopo anni di lotte, ma non sarà mai abbastanza”, dice. “Dopo un infortunio così devi reinventare te stessa, fisicamente e psicologicamente. Non è facile, non lo è mai”. Eppure da quella ferita è nato un impegno. Oggi Manuela è presidente dell’ANMIL (Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro) di Reggio Emilia e porta la sua testimonianza nelle scuole e nei luoghi di lavoro. “Parlare di numeri non serve più”, spiega. “Una testimonianza arriva al cuore. Se con la mia storia riuscissi a salvare anche solo una persona, direi che ho vinto la mia battaglia quotidiana”. Per lei la sicurezza non è una norma, ma una cultura: “Le leggi non bastano. Bisogna far capire alle aziende che è meglio spendere in sicurezza che pagare dopo un incidente. E bisogna parlarne ai ragazzi, i lavoratori di domani. Le abitudini sono pericolose: io stessa pensavo che a me non potesse succedere niente e che lavorando in ufficio, al massimo mi poteva cadere sul piede un righello... Invece 900 chili non sono un righello”.

Manuela Praticò prima dell'incidente del 2013 per cui ha perso una gamba
Manuela Praticò prima dell'incidente del 2013 per cui ha perso una gamba

Una fede che resiste, tra rabbia e gratitudine

Nella lunga convalescenza, Manuela ha attraversato anche la prova della fede. “Dopo l’incidente ce l’avevo con Dio. Mi chiedevo: perché è successo a me? Poi ho capito che anche la rabbia serviva per buttare fuori il dolore e scoprire di essere ancora viva” .In ospedale chiese di confessarsi prima dell’operazione. “Tra la morfina e la rabbia avevo bestemmiato tanto. Mi vergognavo. Don Gabriele mi ha confessata e mi ha regalato il suo rosario di Lourdes. Da allora lo porto sempre con me”. Oggi definisce il suo rapporto con Dio “un amore e odio”: “Quando sto bene ringrazio il cielo, quando sto male mi ribello. Ma ogni mattina, quando metto la protesi, dico: ‘Grazie Signore, non mi hai voluto con te. Sono ancora qui’”.

La voce del Giubileo: “Rialzarsi bisogna”

Nella bolla Spes non confundit, Papa Francesco ha scritto che il Giubileo vuole “rianimare la speranza”. Quella di Manuela è una speranza incarnata. “Rialzarsi bisogna, non si deve: bisogna proprio”, afferma con forza. “La vita è una sola, e va vissuta al meglio. Non dobbiamo ricordare solo i morti, ma fare qualcosa di concreto per loro. Non è giusto che chi esce per andare a lavorare non torni più a casa”. Le parole di Papa Francesco ai lavoratori mutilati e invalidi nel settembre 2023 sembrano rispondere alla sua storia: “La sicurezza sul lavoro è come l’aria che respiriamo: ci accorgiamo della sua importanza solo quando viene tragicamente a mancare. Ma non possiamo abituarci agli incidenti, né rassegnarci all’indifferenza verso le vite spezzate.” La vicenda di Manuela Praticò, raccontata nel nuovo episodio del podcast "Specchi", è un piccola ma significativa parabola di resurrezione quotidiana che illumina il Giubileo del mondo del lavoro.

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07 novembre 2025, 11:28